ILEANA GHIONE E’ NEL SUO TEATRO

E’ sabato 3 dicembre. Squilla il telefono. “E’ morta Ileana.” Che cosa…? Che cosa vuol dire?” Le parole esplodono nella mente come pietre e il senso della frase sfugge. Come pensare… che non ci sia più quell’attrice piena di vita che qualche giorno prima avevi applaudito e abbracciato alla fine di un’appassionata interpretazione dell’Ecuba euripidea. Quella donna semplice e forte, impegnata da sempre nel sociale, che ieri mostrava agli amici le immagini dell’estate, quelle immagini che come una ragazza in vacanza aveva ripreso nel Galles e rideva, come una ragazza, rivedendo le mille avventure estive e riascoltava con noi i concerti di Chris, Lei che lo aveva accompagnato nella tournée in Gran Bretagna. E come credere che al Teatro Ghione Ileana non ci sarà mai più. Quel Teatro che lei aveva sognato e poi, con tanto amore e coraggio, realizzato e inaugurato nell’82, dedicandolo al padre. Quel Teatro che dirigeva con passione insieme al marito Christopher Axworthy, compagno perfetto nella vita e nell’arte.
Lei che aveva creato con entusiasmo la Compagnia dei Giovani…
No, non è possibile. Per questo la domenica vado al San Filippo Neri, pensando che non sia vero, pensando a un brutto sogno.
E quando la vedo… è veramente un sogno, una favola, uno spettacolo: Ileana è bellissima. Ma non è lei. E’ uno strano personaggio, il più astratto, il più giovane dei suoi personaggi. E stranamente, non so come, le dico:
“ Ciao… a presto.”
Il giorno dopo, nel foyer del Teatro Ghione, c’è tanta gente.
Al centro, una “bella addormentata” diversa da quella di ieri, sembra più piccola, più minuta, un’altro personaggio, ancora più astratto, lontano.
E noi… le stiamo intorno, ma distanti, attonite comparse stupite, irreali, pronte ad appassire come tutti quei fiori. Il tempo è fermo.
Ma ad un tratto sento colpi di martello. Respiro. Entro in teatro e mi siedo.
Sul palco stanno montando le scene del nuovo spettacolo…
che deve debuttare domani: “La bottega del caffè” di Goldoni.
E qui, finalmente, esco dal sogno. E ritrovo Ileana, felice e viva nel suo Teatro, dove si continua a lavorare, normalmente, come in officina.
Andando via, non passo dal foyer, ma dall’uscita degli artisti.
Fuori, trovo la notte.

Sarina Aletta