|  PovertÀ migrante L’indigenza e la povertà sono  state fino ad ora tenute lontano dalla vista quotidiana della maggior parte  della popolazione, ma con il continuo aggravarsi della situazione economica  sono in crescita le persone che si rivolgono alle mense popolari e agli aiuti  delle organizzazioni di volontariato.All’accattonaggio cronico si  affianca la timida richiesta di elemosina di persone anziane parcheggiate dai  parenti in una stazione della metropolitana o all’angolo di due vie centrali.
 Ormai la società benestante non ha più la  capacità di spingere un  popolo d’indigenti verso i suoi margini, rendendoli ancor più invisibili,  impercettibili, ai confini della sopravvivenza, per non disturbare la nostra  sensibilità, condannandoli a un perpetuo nomadismo. A Parigi una famiglia viene cacciata dal museo d'Orsay perché il  cattivo odore della loro indigenza infastidiva i visitatori. In Spagna vengono  sigillati i cassonetti per impedire recupero alimenti. Ad Evros è stato completato il Muro che separa la  Grecia dalla Turchia per ostacolare l’arrivo di migranti e quelli che riescono  a porre il piede sul suolo greco troveranno le violenze e gli abusi perpetrati dalla polizia.  Una guerra tra poveri. Spuntano negli angoli più celati di Roma, come in altre città, rottami  di roulotte per chi ha perso i titoli per avere un’abitazione. Sono dei senza  fissa dimora più fortunati di altri, solo per avere un tetto sulla testa e  delle pareti, anche se esili, e non un cartone o attrezzati di una sola  coperta. Un quarto degli italiani, secondo il rapporto del Censis, rischia  l’esclusione sociale, mentre nell’Europa delle grandi sfide e del Premio  Nobel 2012 per la Pace si ampliano le disuguaglianze sociali, portando centoventi  milioni di persone allo stato di gravi difficoltà economiche.  Nel Mondo i poverissimi sono il 22%, pari a 1,29 miliardi che vivono con meno di 1,25  dollari al giorno. Un popolo al quale Paul Collier  dedicò nel 2009 il libro L'ultimo miliardo (Laterza) per analizzare i  motivi per i quali i paesi più poveri diventano sempre più poveri e cosa si può  fare per aiutarli, che non sia carità. A Roma si allontanano gli  invisibili recintando o sperando in una combustione accidentale dell’area come  sotto il cavalcavia della Magliana-Eur, luogo riparato dalle intemperie e dagli  occhi, ma ciò nonostante sottoposto a periodici sgombri, sino alla definitiva  recinzione. In Cina a Guangzhou delle piramidi di cemento per impedire la sosta  agli homeless in luoghi di transito, interventi che possono essere interpretati  come arredo urbano. La Cina, mentre cerca di nascondere la povertà, si prefigge di portare  fuori dalla indigenza circa 80 milioni di persone entro il 2015, impegnandosi  ad aumentare del 40% il salario minimo, vuol incrementare gli stanziamenti per  istruzione e alloggi popolari, oltre a imporre alle aziende di stato di versare  un altro 5% dei loro profitti in dividendi entro il 2015. La Cina è la seconda economia mondiale che negli ultimi anni ha visto  crescere il divario tra ricchi e poveri. Una possibile causa per delle rivolte  sociali. Una periferia disagiata, con una  povertà che mette ancor più in risalto la città ricca e che permette agli  indigenti di poter consumare, timidamente, un pasto in una mensa di sostegno o  di recuperare sedie e mobili dalle discariche. Secondo il rapporto della britannica Institution  of mechanical engineers (Ime), due miliardi di tonnellate di alimenti, pari  alla metà del cibo prodotto nel mondo, vengono distrutti; tra il 30 e il 50 % del  cibo spesso finisce in spazzatura senza neanche arrivare nei piatti dei  consumatori. Una statistica approssimativa se pensiamo a quante tonnellate di  prodotti agricoli non vengono colti o mandati alla distruzione per poter tenere  alti i prezzi e usufruire degli aiuti economici dell’Ue.  Un centinaio di  organizzazioni umanitarie hanno lanciato una campagna contro la   fame Enough food for everyone IF... in   modo da coincidere con il ruolo del Regno Unito a capo del G8 di quest'anno.   Un’ampia coalizione umanitaria dai tempi della campagna Make Poverty History 2005,   alla quale aderisce anche Save the Children, perché la fame appartenga al   passato.  In Australia c’è il  gruppo Roadtrip ad essere impegnato  nella lotta alla povertà. La Gran Bretagna da una parte si impegna in campagne contro la fame e la  povertà, mentre limita il welfare agli immigranti europei. Dopo la recente conferenza di  Bruxelles, che ha affrontato il tema della povertà, i paesi membri tentano ora  di costruire una politica sociale comune per rispondere alle emergenze, ma il  cammino è ancora tutto in salita. Rimane difficile credere che la  Ue, incapace di trovare una politica estera comune, possa conseguire dei  risultati per un programma sociale. Tanto più che a febbraio l’Europa si trova  nuovamente divisa sull’approvazione del nuovo bilancio comunitario per il  periodo 2014-2020, tra chi vuol ridurre il budget, come Gran Bretagna e  Germania, e chi è fautore per rafforzarlo. Le prospettive di un nuovo  fallimento dopo quello di novembre si sono rivelate pessimistiche. Si sono  ottenuti dei tagli, lasciando però invariati gli aiuti alle agricolture. Due filosofie, quella dei tagli e  quella dell’incremento degli investimenti che continueranno a confrontarsi per  la stabilità del bilancio e la crescita economica. Più si spende e più si  cresce, ma non sembra una scelta oculata fare debiti per consolidare e far  crescere il benessere personale.  È limitativo che il presidente dell'Eurogruppo Jean Claude  Juncker al Parlamento europeo citi Marx contro la crisi per ipotizzare il  salario minimo garantito. Una svolta dell’Ue si avrà quando si otterrà una  coesione tra i paesi rappresentati al Parlamento europeo, svincolandoli dai  cordoni ombelicali che li tengono troppo legati agli interessi nazionali a  discapito dell’interesse comunitario. Che sia l’Ue a provvedere allo stipendio  dei parlamentari per una eguaglianza nel trattamento economico  equiparato alla presenza.  Un’Europa che non trova delle  soluzioni comunitarie quando non riesce a trovare un accordo se in ballo ci  sono i guadagni economici come può affrontare la povertà? I paesi del nord e quelli del sud dell’Europa affrontano la povertà in  diverso modo. In linea di massima l’area protestante crea una rete di servizi  sociali finanziati dall’amministrazione pubblica, mentre quelli cattolici si  affidano al volontariato e alla carità. La prima area è stabile nella sua  programmazione, mentre la seconda è precaria e può contare sulle donazioni. I maggiori paesi investiti dalla  crisi rimangono racchiusi nell’acronimo Piigs (Portogallo, Italia, Irlanda,  Grecia e Spagna) accomunati dal rischio di cadere nella povertà. Un rischio che  non esenta Malta, Cipro e l’Estonia, la cenerentola del Baltico. Una nazione, come una persona quando si trova  in difficoltà, è difficile che riesca a risollevarsi. Il rapporto Ue 2012 su  disoccupazione e sviluppi sociali, 469 pagine a firma del commissario Ue per  gli affari sociali Lazlo Andor, evidenzia il divario tra Nord-Sud. Un dossier  che ha tutto il gusto di una beffa nell’Anno europeo dei cittadini. Un panorama ricco di contraddizioni come sta succedendo a Malta che con  il gioco vuole diventare la Las Vegas del Mediterraneo, ampliando il suo  spettro economico imperniato sul turismo e affiancandosi a Cipro nell’offerta  di servizi finanziari.  In ogni periodo di crisi economica cresce la corsa delle persone nel  cercare rifugio verso i sogni di ricchezza nel gioco d’azzardo e nella  convinzione di poter investire i pochi soldi in una scommessa o in una  speculazione finanziaria. Il discrimine tra chi ha e chi aveva è evidenziato nelle stazioni  ferroviarie delle grandi città italiane, dove le sale d’attesa sono ad uso solo  di chi possiede una card vip o uno speciale biglietto. Anche ActionAid è impegnata nelle problematiche delle nuove  povertà, sfide climatiche e crescita sostenibile da affrontate non solo nei  paesi del sud del Mondo, ma anche in Italia e nel resto d’Europa. È nell’ambito dell’Anno europeo  del cittadino che ActionAid, con la  collaborazione dell’Associazione Stampa Romana, ha organizzato il 22 aprile,  presso la sede della Provincia di Roma a Palazzo Valentini, una serie di  incontri come Nuove povertà e disuguaglianze sociali.  La lunga marcia verso la povertà trova le sue origini anche nell’esodo  dalla campagna iniziata con gran vigore negli anni ’60 in tutta Europa e negli  Stati uniti e che ora coinvolge anche la Cina. Così timidamente si assiste al  fenomeno inverso anche perché il crescente numero dei poveri non permette a una  società urbanizzata di praticare la carità. La povertà si  sconfigge con l’istruzione come hanno capito le organizzazioni no-profit Summerbridge, impegnata  nell’aiutare l’infanzia meno abbiente dell’area urbana di Pittsburgh, e Breakthrough, che spinge i bambini a conoscere altri paesi  e culture attraverso viaggi mensili. Due modi per rompere il ciclo della  povertà e accedere all’istruzione, anche superiore e universitaria, per  migliorare la vita dei bambini. Un’altra realtà impegnata ad  assistere i poveri negli Stati uniti è la National Hunger and   Homeless Awareness Week dedita ad   aiutare i senza tetto. Per quanto le varie  organizzazioni si possano impegnare ad aiutare e assistere gli indigenti, i  rischi di un conflitto tra chi ha e chi non ha appare inevitabile, una conseguenza  del disagio sociale e della crescente povertà. In un frammento di descrizione  che Paul Auster fa della New York degli anni ’80 nel racconto Città di vetro si legge: […] Oggi, come mai prima: i barboni, gli  spiantati, le vagabonde coi sacchetti della spesa, i miserabili e gli  ubriaconi. Variano dal semplice indigente a relitto umano. Dovunque ti giri, te  li trovi davanti, nei quartieri alti come nei bassifondi. […] E ancora: […]Dammi questi soldi, sembra che ti dicano, e  presto sarò di nuovo tra di voi altri, correrò ogni giorno avanti e indietro  come tutti quelli che lavorano. […] Sono passati una trentina d’anni e la  situazione è cambiata in peggio.   |