Non è il  museo della Juventus e tantomeno dell’Udinese ma dell’Ordine dei Domenicani  noti per il loro abito bianco con il mantello nero. Sull’Aventino, uno dei  sette colli di Roma celebre per l’antica secessione dei plebei, si erge un  complesso architettonico di estremo interesse storico ed artistico: la Basilica  di Santa Sabina e l’annesso convento occupato sin dal 1222 dall’Ordine  Domenicano. Il colle fu occupato in età imperiale da ricche dimore patrizie,  resti delle quali si trovano molto al di sotto della chiesa dove scavi del  secolo scorso hanno ritrovato edifici che coprono il periodo che va dalla media  età repubblicana alla tarda età imperiale. Sui resti romani si insediò, nel V  secolo d.C., una chiesa fatta costruire dal presbitero Pietro d’Illiria e a  tale epoca appartengono 24 bellissime colonne con capitelli corinzi,  decorazioni a marmi colorati rappresentanti insegne militari sugli architravi,  il grande mosaico all’interno della facciata celebrante la costruzione della  chiesa e la porta in legno di cedro con numerose formelle intagliate  illustranti episodi della vita di Cristo. L’interno negli anni Venti del secolo  scorso è stato sottoposto ad un drastico restauro tendente, secondo una moda  dell’epoca, a ripristinare l’originale aspetto paleocristiano e privato di  capolavori artistici di età posteriori; restano comunque due cappelle laterali  con dipinti del 5/600, monumenti sepolcrali e lapidi terragne sparsi dovunque.  Il convento fu fondato da San Domenico su parte della Rocca Savella a lui  donata da Papa Onorio III Savelli ed ampliatosi con chiostro, aula capitolare,  refettorio, dormitori, biblioteca in modo da diventare il centro della vita  dell’Ordine specie dopo che, nel tardo ottocento, i Domenicani furono espulsi  dal convento della Minerva. Un piccolo museo delle opere d’arte di proprietà  dell’Ordine era stato fondato mezzo secolo fa, ora è stato riordinato e  riallestito in nuovi locali su una superficie di 140 mq.; si tratta del  primitivo dormitorio dei monaci, primo edificio costruito da San Domenico  proprio sopra il nartece della chiesa. Nella visita si passa davanti alla cella  del Santo il cui aspetto barocco è frutto di un progetto beniniano mentre gli  affreschi sono del Gimignani, poi si sale all’inizio del museo dove c’è una  finestrella scavata nella muratura e che si affaccia sull’interno della chiesa.  Accoglie i visitatori prima una statuetta di San Domenico, frammento di un  pilastrino, attribuita alla bottega di Arnolfo di Cambio a poi quadri,  sculture, oggetti di oreficeria e vesti sacerdotali tra cui spicca il piviale  del Papa Domenicano San Pio V; si possono ammirare molti dipinti per lo più di  artisti ignoti ma di altissima qualità pervenuti spesso non si sa per quali vie  all’Ordine. Tra loro spiccano un San Domenico copia di un originale del  Tiziano, un splendida tavola di Antoniazzo Romano rappresentante il Domenicano  san Vincenzo Ferrer, la dolcissima Madonna del Rosario del Sassoferrato, datata  1640, già nella chiesa dove è stata sostituita da una copia, l’Incredulità di  San Tommaso della scuola del Guercino e tante altre opere di vario genere.  Oltre al museo è previsto un percorso storico artistico a cura di una associazione  che permette di visitare gli scavi archeologici sottostanti la chiesa, il  romantico chiostro, ed un affresco da poco scoperto nel nartece raffigurante la  Vergine con Bambino e quattro Santi con una figura inginocchiata, forse un  pontefice dell’VIII secolo che effettuò lavori nella chiesa. Un nuovo museo si  aggiunge ai tanti della città, piccolo ma interessante e che fa parte di un  circuito di visita che copre due millenni e mezzo di storia.  |