Il riccio

 

 “L’eleganza del riccio” – traduzione italiana dell’originale titolo francese “L'Élégance du hérisson” – è stata una delle sorprese editoriali del 2006, il romanzo bestseller di Muriel Barbery che ha già avuto ben 50 ristampe e che in Francia ha occupato il primo posto nella classifica delle vendite per trenta settimane.
L’edizione italiana ha toccato il milione di copie vendute e ha guadagnato il primo posto in classifica generale nel febbraio 2008.
Ulteriore dimostrazione dello straordinario successo di questo “caso letterario” è il raggiungimento di un traguardo eccezionale: 70 milioni di copie vendute in tutto il mondo. Impossibile non menzionare, inoltre, i numerosi riconoscimenti ottenuti, tra i quali il Premio Georges Brassens 2006, il Premio Rotary International, il Prix des Libraires assegnato dalle librerie francesi.
Era inevitabile che un romanzo così “gettonato” finisse sul grande schermo e così è stato: il 5 gennaio 2010 è arrivato nelle sale italiane “Il riccio” per la regia di Mona Achache, alla sua prima esperienza cinematografica.
In Francia, paese natale della Barbery e della Achache, il film è stato accolto da reazioni miste, come sempre succede quando si porta sul grande schermo un romanzo molto amato.
Un film che scorre piuttosto lentamente, come quasi sempre accade nelle pellicole che vedono la luce in terra francese, ma che non risulta affatto noioso, a dispetto della suo andamento lento.
I sentimenti autentici, le riflessioni profonde e la sublime poesia che animano il lungometraggio – e ancor di più il libro – hanno il giusto tempo per nascere, crescere e pervadere il cuore del pubblico, che riesce ad apprezzare appieno il film soprattutto dopo aver letto il romanzo.
Straordinaria attenzione viene data alla composizione dell'immagine e ai dettagli: i tessuti, le tappezzerie e persino la carta da regalo con cui il signor Ozu avvolge i suoi pacchetti. Una cura meticolosa per i dettagli che rende più ricca e intensa ogni inquadratura.
Perfetta la scelta dell'attrice Josiane Balasko nei panni dell’enigmatica Renée, la portinaia di un elegante palazzo parigino, popolato da ricchezza e vacuità. La Balasko, con la sua fisicità goffa e impacciata e il suo sguardo penetrante ed incisivo, dà corpo e anima a un personaggio complesso e sorprendente: una donna introversa e scontrosa, rinchiusa, come un riccio nel suo mantello di spine, dietro la porta e i vetri della sua guardiola, immersa nella solitudine e nella scontrosità. A farle compagnia, oltre ai suoi grigi cinquantaquattro anni, un gatto e un segreto doloroso mai rivelato. Così come nel romanzo, anche nel film Renée non è quella donna insignificante, rozza e sciatta che cerca ostinatamente di sembrare bensì una coltissima autodidatta che adora l'arte, la filosofia, la musica e, più in generale, la cultura.
La regista Achache ha deciso di non appesantire il racconto con le numerose citazioni letterarie che arricchiscono il romanzo e la giovane Paloma, intelligentissima co-protagonista al fianco della portinaia Renée, non è più una grafomane che scrive pagine e pagine di diario ma una video-maker che affida a una vecchia cinepresa le proprie riflessioni sulla società e sulla vita, pensieri profondi e assolutamente insoliti per una bambina di appena dodici anni. È proprio Paloma, interpretata dalla spigliata Garance Le Guillermic, a dipanare il filo narrativo del film, critica spettatrice di un mondo che si agita di fronte al suo sguardo disincantato come il pesciolino rosso della sorella che vivacchia in una boccia di vetro.
Fermamente decisa a farla finita nel giorno del suo tredicesimo compleanno per lasciare una realtà nella quale non riesce a vivere, Paloma inizierà a cambiare la sua visione del mondo solo quando scoprirà l’eleganza che si cela dietro il mantello di spine che ricopre – e protegge – il cuore della portinaia Renée, condannata all’invisibilità dalla disattenzione e dalla superficialità dei borghesi inquilini. Seguirà l' amicizia con un nuovo abitante dell' immobile, il distinto giapponese Kakuro Ozu, il primo adulto ad accorgersi dell’anima nobile che alberga nell’apparentemente insignificante portinaia.
L' irrefrenabile spontaneità della bambina e l'insinuante savoir-fair del pensionato nipponico riusciranno pian piano a far breccia nella corazza di aculei con cui si avvolge volontariamente Renée e allo spettatore sarà finalmente aperta la porta del suo guscio-appartamento, un’affascinante tana piena di libri e di oggetti, testimonianza concreta di una sensibilità e una cultura nettamente superiori a quelle dei suoi ricchi e superficiali inquilini.
“Il riccio” è un bel film sicuramente da vedere, meglio dopo aver letto il libro, per confrontarsi con il tema sempre attuale del rapporto tra l’essere e l’apparire, all’interno di un’atmosfera agrodolce che predispone l’animo al sorriso e alla riflessione.

Linda Fratoni

Il riccio
Titolo originale
Le hérisson
Nazione
Francia , 2009
Genere

Dramatico

Durata
100 min
Regia
Mona Achache
Cast

Josiane Balasko, Garance Le Guillermic, Togo Igawa, Anne Brochet, Ariane Ascaride, Wladimir Yordanoff, Sarah Le Picard, Jean-Luc Porraz, Gisèle Casadesus, Mona Heftre, Samuel Achache, Valerie Karsenti, Stéphan Wojtowicz

Trama:

Parigi, rue de Grenelle numero 7. Un elegante palazzo abitato da famiglie dell'alta borghesia. Ci vivono ministri, burocrati, maitres à penser della cultura culinaria. Dalla sua guardiola assiste allo scorrere di questa vita di lussuosa vacuità la portinaia Renée, che appare in tutto e per tutto conforme all'idea stessa della portinaia: grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente. Niente di strano, dunque. Tranne il fatto che, all'insaputa di tutti, Renée è una coltissima autodidatta che adora l'arte, la filosofia, la musica, la cultura giapponese. Cita Marx, Proust, Kant... dal punto di vista intellettuale è in grado di farsi beffe dei suoi ricchi e boriosi padroni. Ma tutti nel palazzo ignorano le sue raffinate conoscenze, che lei si cura di tenere rigorosamente nascoste, dissimulandole con umorismo sornione. Poi c'è Paloma, la figlia di un ministro ottuso; dodicenne geniale, brillante e fin troppo lucida che, stanca di vivere, ha deciso di farla finita (il 16 giugno, giorno del suo tredicesimo compleanno). Fino ad allora continuerà a fingere di essere una ragazzina mediocre e imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre, segretamente osservando con sguardo critico e severo l'ambiente che la circonda. Due personaggi in incognito, quindi, diversi eppure accomunati dallo sguardo ironicamente disincantato, che ignari l'uno dell'impostura dell'altro, si incontreranno solo grazie all'arrivo di monsieur Ozu, un ricco giapponese, il solo che saprà smascherare Renée...

 
web

www.leherisson-lefilm.com

http://eaglepictures.it/al-cinema

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