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L’ENERGIA DAL DESERTO E DAL FREDDO NORD

L’ambiente non sta subendo l’aggressività dell’inquinamento e non vi sono prove di cambiamenti climatici in corso, come è vero che i ghiacciai non si stanno sciogliendo e le acque non sono fogne a cielo aperto. Conseguenze di una contaminazione umana non sono dimostrabili, secondo alcuni, ma che ha i suoi effetti sulla vita di ognuno.

Una paura del futuro causata, probabilmente, dalla scelta di qualche scienziato dell’Ipcc, (Intergovernmental panel on climate change), l’organo dell’Onu responsabile della stesura dei rapporti sui cambiamenti climatici, nel limare alcuni dati per indurre i numerosi dubbiosi alla loro presa di posizione, causando l’accentuarsi della messa in discussione della credibilità delle tesi ambientaliste e continuando a distogliere lo sguardo dal futuro della Terra.

Un’umanità poco interessata alla salvaguardia dell’habitat che non riesce a rispondere a semplici domande sulla bio degradabilità di buste della spesa o sulla necessità di una raccolta differenziata dei rifiuti.

Gli eco scettici sono tanti e aumentano con gli screditamenti incrociati di scienziati ambientalisti e non, sui dubbiosi sbandierati dei due gradi di aumento delle temperature può apparire estremamente pessimistico o per altri troppo ottimistico: il problema è che il Pianeta, sia nel suo futuro surriscaldato o in quello raffreddato, non gode di buona salute. Si cercano soluzioni per smaltire o riutilizzare i rifiuti prodotti da una parte del Mondo rispetto ad un’altra, maggioritaria, che non ha da buttare nulla, non avendo nulla, se è vero che la temperatura della crisi economica si può misurare anche dalla minor quantità di rifiuti raccolti.

Le diverse visioni che i vari schieramenti hanno sul futuro dell’ambiente è il cardine sul quale si basa la sopravvivenza non solo della flora e della fauna, ma anche della stessa umanità. Una parte dell’umanità appare consapevolmente eco scettica, nonostante il suo distratto interesse alla qualità della vita che non includa la schizofrenia consumistica, mentre l’altra non dimostra compattezza nelle scelte da attuare per salvaguardare il Pianete sul quale si vive.

Chi non crede all’allarme lanciato sulla situazione ambientale è compattamente unito sulla via di sfruttare sino in fondo il Pianeta. Quelli che riflettono sul futuro hanno soluzioni variegate che spesso non intendono prendere in considerazione l’intervento umano nel modificare il paesaggio, anche se è un distesa incolta. Una posizione estrema che non si è ancora espressa contro chi ripone il futuro energetico nell’installazione di parchi fotovoltaici nel deserto, ma che trova disdicevole erigere un mulino di metallo in un campo di grano. Un progetto quello di un immenso complesso di luccicanti pannelli per la produzione di energia dal sole che pone delle incognite sull’apparente stabilità di governi del nordafricani che hanno un territorio desertico adatto allo scopo. Una produzione energetica solidale ed ecologica, in zone inospitali, che potrebbero servire più al miglioramento delle condizioni di vita nel sud del Mondo che a sostenere le cattive abitudini energetiche di molti paesi industrializzati.

Diverse sono le prospettive dell’ampliamento di zone da destinare alla produzione di energia eolica. Plumbee distese marine dalle quali svettano torri con enormi pale. Moderne coltivazione di mulini a vento, nel mare prospiciente alle coste danesi o svedesi, intervallate da lunghi ponti che collegano le diverse isole alla terra ferma. Una modificazione del panorama ben accetto nel Nord europeo, ma che trova oppositori nel Mediterraneo, senza trovare delle differenze tra la collocazione marina da quella terrestre, ma aggrappandosi stoicamente alla salvaguardia del paesaggio, senza considerare le opportunità nel miglioramento climatico.

Dal nord viene anche la proposta dell’utilizzo di turbine nei corsi d’acqua e nel mare, una soluzione che sfrutta le onde del mare e delle maree, per produrre con un solo sito l’equivalente dell’energia di sette/otto centrali nucleari, senza emissione di CO2 e senza problemi di rifiuti spiacevoli, meno costi nella realizzazione nella manutenzione, oltre a diminuire i tempi di realizzazione e a ridurre, secondo Kai-Uwe Graw, professore di ingegneria idraulica presso l'Università di Lipsia, l’erosione delle spiagge.

I detrattori del progetto dell’energia prodotta dalle correnti e dalle maree sospettano alterazioni dell’ecosistema fluviale e marittimo.

Proporre una via ecologica, senza dover rinunciare al confort, prospettando un miglioramento economico, non è un’utopia, ma in Italia è difficile perseguire tale strada. C’è chi si stranisce nel vedere torri eoliche o pannelli solari, mentre le Amministrazioni locali non sempre facilitano l’installazione di pannelli in ambito domestico o industriale, se non addirittura l’ostacolano, annegando nella burocrazia e disattendendo le poche norme della Legge sulle energie rinnovabili.

Non sarebbe utile che ogni complesso industriale produca l’energia necessaria e le aree industriali dismesse vengono riconvertite a parchi eolici o fotovoltaici, piuttosto di vedere lo squallore dell’abbandono?

Un esempio di coniugare architettura e la viabilità con l’eco sostenibilità è riposta nella relazione, in quattro anni, del primo parcheggio sopraelevato d’Europa, sopra i binari della Stazione Termini, con il tetto ricoperto di pannelli solari.

Un primo passo per collaudare la possibilità di fornire agli edifici pubblici esistenti, dove è possibile, e far diventare consuetudine in quelli di prossima realizzazione una fonte autonoma di energia.

6 aprile 2010
g.l.
 


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