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LORENO E LUCA SGUANCI

 

Non è fatto ordinario che in una galleria d’arte espongano insieme padre e figlio in una specialissima bi—personale che illustri tecniche, tendenze e materiali di due artisti,pur così diversi, in innegabile ed accattivante simbiosi genetica.
Loreno Sguanci (classe 1931) ha un passato fitto di esperienze e presenze nel campo della scultura, precisamente scultura in legno, usando l’intaglio di legni compatti e durissimi (1’Azobé, l’Iroco) sulla cui superficie l’artista ha sperimentato, con elegante decorazione simbolico—geometrica, motivi arcaici di asciutta bellezza che rimandano ora a sintetici feticci—totem di cultura africana, ora ad echi di raffinate culture orientali.
Così le due sculture in legno Iroco che lo Sguanci intitola “Incontro” evidenziano questo suo antico amore per una sintesi formale giocata su connessioni e chiaroscuri calibratissimi, dalle superfici appena scabre agli incavi ben modulati che raccolgono ombre e luci simmetricamente cadenzate. Così nei suoi bronzi (“Eventi” e “Ricordi”) l’artista evoca nel fiammeggiare stilizzato del metallo e nella misura degli elementi geometrici ricordi e presenze di remote tradizioni asiatiche.
Luca Sguanci, il figlio (classe 1972), realizza invece sul piano pittorico una serie di visioni dell’umano che concentrandosi sul volto (ancor più sugli occhi),pur usando una tecnica dichiaratamente figurativa, genera un clima di inquietudine, quasi di sortilegio nell’apparire e sfumare di fisionomie materializzarsi attraverso misteriose velature e temperature ora fredde ora calde cromaticamente fluttuanti e cangianti. Quasi l’artista intendesse, pur con luci e ombre accese, intense, determinare una dimensione onirica, incerta, trasparente, fatta di intuizioni e presentimenti. Fa eccezione la enigmatica sfinge che, risolta in monocromo, ricrea una mostruosa figura mitologica, una sorta di remoto incubo, frutto antichissimo dell’angoscia e della paura dell’uomo.

 

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6 aprile2010
 
Luigi M. Bruno
 


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