|  AUGUSTO SI RIFÀ IL TRUCCO
  Piazza Augusto Imperatore frutto  degli interventi demolitori del Ventennio ha un aspetto squallido e tetro;  forse quando l’architetto Morpurgo nei tardi Anni Trenta la progettò avrebbe  dovuto essere un emblema del funzionalismo e della romanità del regime ma il  decollo non è mai avvenuto: I palazzi “piacentiniani” in mattoni e travertino  incombono, l’intero spazio è sotto il livello del Lungotevere divenuto strada a  scorrimento veloce e del tutto avulso, i portici sono semideserti, la piazza  ingombra di parcheggi di auto e autobus, il celebre mausoleo imperiale  affossato e circondato da giardini sporchi, maltenuti e forse mal frequentati.
 Per ridare all’intera zona un aspetto piacevole e funzionale l’Assessorato alle  Politiche della Programmazione e della Pianificazione del Territorio, insieme  con quelle delle Politiche Culturali e alla Sovraintendenza, ha bandito nel  2006 un concorso internazionale per la valorizzazione dell’area, sono stati  invitati dieci gruppi selezionati e tra loro una commissione ha scelto “Urbs et  Civitas” coordinato da Francesco Cellini. Durante un convegno tenutosi il 27  scorso all’Ara Pacis è stato presentato il progetto che prevede un parziale  interro dell’area giardini costituendo un   piano a verde con due grandi cordonate che dalle Chiese di San Carlo e  di San Rocco digradano verso l’ingresso dell’Augusteo; qui un ampio spazio  pedonale dovrebbe garantire maggiore animazione alla piazza sotto la quale  verrà ospitato un grande Antiquarium per esporre il materiale di scavo finora  ammucchiato nel mausoleo. Si dovrà anche pensare alla piantumazione di essenze  arboree in accordo con quanto ricordato dagli autori antichi tenendo presente  che i cipressi sistemati dal Munoz settanta anni fa hanno perso il loro disegno  geometrico e minacciano le strutture murarie sottostanti. Il progetto  sembrerebbe buono ma bisognerà vederlo all’attuazione pratica e alla sua durata  di lungo periodo in quanto sorveglianza, pulizia e manutenzione non sono  pratiche molto diffuse e sentite dalle competenti autorità.Il Mausoleo ha una storia  bimillenaria, lo iniziò a costruire Augusto nel 28 a.C. e ben presto  la gigantesca costruzione, 90 mt. di  diametro, giganteggiò nel Campo Marzio; era un corpo cilindrico rivestito di  travertino con pilastri dove erano scritte le Res Gestae Divi Augusti  e due grandi obelischi fiancheggianti, ad una  certa distanza, l’ingresso; ritrovati nel Rinascimento sono stati innalzati uno  dietro l’abside di Santa Maria Maggiore l’altro in Piazza del Quirinale. Nel  Mausoleo fu sepolto Augusto e tutti i suoi familiari e discendenti tranne la  figlia Giulia e Nerone ed anche imperatori successivi sino al Adriano che  costruì la sua tomba oltre il Tevere, secondo le fonti antiche vi fu sepolta  anche Giulia Domna moglie di Settimio Severo; alcune urne sepolcrali superstiti  dei Giulio-Claudi sono in vari musei. Nel Medio Evo l’edificio andò in rovina e  nel 955, in  un documento di Papa Agapito II risulta che la sommità era occupata dalla chiesa  di Sant’Angelo de Agosta in cacumine, divenne a metà ‘200 una fortezza dei  Colonna  e nel 1354 nell’”Aosta” fu  bruciato il corpo del Tribuno Cola di Rienzo. Successivamente la zona si popolò  con la chiesa di San Rocco e l’annesso ospedale delle “velate” dove venivano  ospitate donne che volevano partorire in incognito e con la chiesa di San  Girolamo e il contiguo Collegio degli Schiavoni, anche se ora fa più fino dire  dei Croati, e numerosa edilizia minore si addossò al mausoleo. Nel ‘700  l’edificio divenne  proprietà della  famiglia Correa che vi allestì un anfiteatro per corride e giochi  chiamato dal popolo “Corea”; successivamente  fu teatro e sala per concerti pare con ottima acustica finché nel 1936 in un clima di accesa  romanità tutta la zona fu demolita lasciando solo le chiese e lo scheletro  infossato del Mausoleo; tutto intorno furono ricostruiti palazzi in stile  funzionale dell’INPS, fu fasciata in mattoni l’abside di San Carlo e vi furono  sistemate due grandi statue di San Carlo e Sant’Agostino, fu demolito il  Collegio degli Schiavoni e ricostruito su via Tomacelli e la piazza assunse  l’aspetto attuale forse allora più curato ma non certo molto più allegro. Da un  paio d’anni la Sovraintendenza  ha iniziato saggi di scavo sotto la guida della dott.ssa Virgili e sono state  ritrovate le basi dei due obelischi, sono stati indagati anche i resti degli  edifici demoliti incontrando strati cinquecenteschi e più sotto medioevali e  romani; si è trovata gran quantità di ceramiche rotte ed allora gettate ed  altri rifiuti ormai storici. Nel corso del convegno, pur tenuto all’Ara Pacis,  non si è mai parlato dell’edificio ospitante ma è certo che si dovrà tentare un  intervento per meglio inserirlo nel contesto. A giudizio di chi scrive è fuori  scala, è troppo bianco ed alto, si interpone tra il Lungotevere e la Piazza, è recintato da un  orribile e pesante muro “ciclopico” che annulla la vista delle chiese di San  Girolamo e San Rocco che sono peraltro precedute da un lastricato bianco e  freddo con fontana a zampilli modello Kursaal di Riccione. Speriamo in un  prossimo convegno.
 Roberto Filippi |