Mediterranea

ANGELICI SCIACALLI

La prima cosa che colpisce di questo libro è la lingua: un romanesco parlato di una “verità” perfetta, che riesce a cogliere totalmente tutti i componenti e i contaminanti del linguaggio della “ggente” di Roma, oggi, adesso, qui.
Il modo in cui nella vecchia, consolidata parlata della periferia romana, si incuneano spezzoni di termini nuovi, raccolti come piantine di cicoria lungo il bordo della strada.
“La rottura del matrimonio è stata che mi’moje ha accusato troppo il peso d’avere partorito, sia lei che io non sapevamo che era un sacrificio così grande ave’ un figlio, se semo trovati forse impreparati e lei ha sfogato tutto il suo dissenso verso di me, sicchè erano discussioni continue, […] e la bambina assorbiva tutta la negatività.”
Ma quello che l’uso del linguaggio di questo libro, se osservato con attenzione, mostra, è come il parlato si fa, diventa pensiero, forma mentis, visione del mondo.
Così, la contaminazione della lingua della gente di borgata, l’infiltrarsi di termini “colti”, “tecnici” prelevati dalla televisione, coincide totalmente con il mutare dello sguardo sulla vita.  La gente di borgata ha acquisito desideri un tempo riservate alle classi agiate: spettacolo, motociclette, automobili, vasche a idromassaggio, sesso e, soprattutto, droga: la droga è la colla infiltrata in ogni interstizio in questo mondo. La cocaina che cammina a passo di marcia, muovendosi verso il centro della città.
In realtà, avverte l’autore, c’è qualcos’altro, oltre all’acquisizione di nuovi modelli da parte della borgata: le ex classi agiate, le ex classi colte, si ripiegano a loro volta sul desiderio puro, senza prospettiva, senza sbocchi, che nasce e muore in se stesso.
Così, lentamente, le classi si dissolvono, la borgata si fonde alla periferia e la periferia al centro, in un’urbanizzazione selvaggia e sregolata, che rispecchia perfettamente l’appiattimento sul basso del tessuto umano della città.
Un mondo delinquenziale, di sciacalli ciechi e innocenti, a tratti angelici, in cui dal vecchio: “produci, consuma e crepa” è scomparso anche il “produci” e rimane ormai soltanto il “consuma e crepa”.

Questo libro ha una densità che è difficile trovare in qualunque altro libro italiano degli ultimi anni.
Qui Siti, mettendo in scena un quadro di incredibile verità sulla borgata romana, racconta l’evoluzione di una società intera.
Raccontando con lucidità sanguinante il suo amore omosessuale totalizzante e ossessivo per un ragazzo di borgata, racconta il dolore esistenziale che nasce dall’incertezza e dall’incapacità di agire sul mondo.
Più volte il libro si trasforma da racconto in romanzo, da romanzo in lettera, da lettera in saggio filosofico - più denso di domande che di risposte. L’autore stesso entra ed esce dalla narrazione, comparendo ora in prima persona ora in terza: il Professore, il simbolo in qualche modo dell’impotenza di quella che avrebbe dovuto essere la classe colta a dare qualunque risposta.
Un libro non sempre facile da seguire, e di estrema durezza, ma, assolutamente, da leggere.

Marta Baiocchi

Il Contagio

Titolo originale
Il Contagio
Autore
Walter Siti
Edizioni

Mondadori 2008

Pagine
339
EAN
9788804579502
Descrizione:
Un angolo di borgata, una casa popolare, tre piani di cemento a vista e, all'imbocco della scala A, la scritta "l'invidia è la forza dei cornuti". Dentro abitano Chiara e suo marito Marcello, ex culturista dalla sessualità incerta, Francesca, la paraplegica combattiva militante di sinistra, Bruno, ultrà romanista in affidamento diurno. E poi Gianfranco, lo spacciatore che prova a entrare nel giro grosso, Eugenio detto "er Trottola", che lavora in un'officina e si scopre innamorato della prostituta con cui convive...

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