Mediterranea

MICHAEL CRICHTON: IL GIURASSICO CHE NON DIMENTICHEREMO

Ho un ricordo molto vivido di una mattina di tarda primavera a Central Park, la gente era uscita con stuoie e asciugamani, si era sdraiata sull’erba su un grande prato, tutti orientati verso il sole come girasoli per captare i raggi caldi. Camminavo per trovare un posto anche per me, e vedevo che tutti avevano in mano lo stesso libro, con la stessa copertina: era Jurassic Park. Il giorno dopo, sono corsa a compramelo anch’io: mi piacque da matti.
Non era il primo libro di Crichton che leggevo: già negli anni ’70, avevo letto “Andromeda”: il primo libro di Crichton, il primo successo. La storia di un virus letale che si spande all’improvviso nella popolazione umana inerme, precorreva di decenni la terribile epidemia di HIV che ha cambiato un’epoca. Precorreva tutta la infinita serie di film su virus letali di ogni ordine e grado che a tutt’oggi continuano a furoreggiare, sebbene possa sembrare che l’argomento sia stato ormai strizzato in ogni possibile risvolto.
Un personaggio a volte controverso, ma di cui è difficile ignorare la capacità di essere sempre un passo avanti nell’identificare problemi emergenti e paradossi posti dalle nuove scoperte scientifiche, dallo sviluppo delle nuove tecnologie, e di trasportarli dalle cerchie dell’accademia al pubblico più vasto, in modo spettacolare ma quasi sempre corretto dal punto di vista scientifico.
Il suo attacco diretto alla teoria dell’affetto serra, contenuta in “Stato di Paura”, ha suscitato aspre polemiche e gli ha guadagnato l’etichetta di reazionario. La richiesta di una più solida regolamentazione dei brevetti biotecnologici contenuta in “Next” lo ha visto piuttosto su posizioni di sinistra. Il suo libro “Punto critico” ha segnalato tra i primi i possibili problemi di un’industrializzazione globalizzata. Nel frattempo, i film ispirati ai suoi romanzi, e la serie E.R., da lui ideata, suscitavano l’entusiasmo di milioni di spettatori.
Crichton non è stato certo un filosofo, eppure il suo profondo ruolo nel rendere popolari i temi e i punti di vista della scienza lo rende un simbolo del processo di democratizzazione della cultura scientifica e tecnologica della nostra epoca.
Un simbolo che non sarebbe mai potuto nascere in Italia: troppo distante la nostra cultura dal pragmatismo anglosassone, e che però ha finito per insinuare i germi di una cultura diversa anche qui da noi.
Il ruolo della cosiddetta paraletteratura, del cinema, della televisione, nel trasmettere idee può avere un impatto di portata ben superiore a quello della letteratura “alta”. Proprio per questa ragione, sarebbe necessario che questi mezzi di comunicazione mantenessero il livello più alto possibile di esattezza e di onestà. Crichton, a differenza di tanti altri autori popolari, non ha mai abbandonato il livello minimo di corretta informazione, pur nell’ovvia necessità di spettacolarizzare.
Anche per questo, non solo per la capacità di scrivere storie appassionanti, è un autore la cui mancanza si farà sentire.

Marta Baiocchi


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