Mediterranea

COME UNA FAVOLA


Quando Antoine de Saint Exupery ne “Il piccolo Principe” descrive l’incontro del bambino con la volpe il racconto ci affascina e ci commuove. Chi non ricorda il dialogo tra il grazioso animale e il minuscolo principe venuto da lontano? E le belle parole della volpe quando spiega che addomesticare significa creare quei legami che illuminano la vita anche se, ammonisce, con lei sarebbe o0ccorsa molta pazienza. Dapprima si sarebbero guardati da lontano senza parlare perché “le parole sono fonte di malintesi” ma poi lei gli avrebbe permesso, con il passare dei giorni, di sedersi un po’ più vicino nell’erba e sarebbero diventati amici. Erano necessari dei riti per preparare il cuore, la felicità ha un prezzo e lei lo avrebbe aspettato ogni giorno trepidante. Nell’attesa, guardando il colore del grano, avrebbe pensato ai capelli d’oro del suo piccolo principe e si sarebbe emozionata. La stessa emozione e partecipazione che prova lo spettatore quando si immerge nel mondo incantato de “La volpe e la bambina” il film a metà tra documentario e favola del regista francese Luc Jacquet. Anche qui la splendida storia d’amicizia tra un essere umano e un animale è tenera e forte, stupefacente come la natura in cui avviene l’incontro. Prati verdeggianti e boschi selvaggi fanno da sfondo alla conoscenza tra due mondi che sembrano così lontani ma che alla fine si scopriranno simili. Tutto si svolge come in una fiaba. La bambina, un faccino delizioso punteggiato di lentiggini incontra casualmente la volpe lungo un sentiero di campagna e ne rimane affascinata. I curiosi occhi dorati intensi, magnetici e penetranti, la conquistano a tal punto che pur di seguire le sue orme affronta i pericoli nascosti nel bosco. La piccola scopre così il cuore della natura selvaggia, vivendo un’avventura straordinaria fatta di tassi, lupi, orsi, e gufi. Tutto ciò cambierà la sua vita e la percezione delle cose. Relazionarsi con la natura e con la volpe che scappa da lei non sarà facile ma, un po’ per volta, con la pazienza e l’attesa riuscirà a diventare sua amica. Anzi sarà la volpe stessa con la sua innata curiosità a concedersi ogni giorno di più e, permettendo all’altra di avvicinarsi premierà la sua costanza. Ma quando la bambina dimenticherà per un attimo la vera natura della volpe pensando di addomesticarla completamente sarà ancora una volta l’animale, con il suo istinto naturale a farle capire l’errore. La libertà di girovagare per i boschi è un bene irrinunciabile così come è sacro il rispetto dell’indole di ciascun essere. La bambina ha imparato perché molto la volpe le ha insegnato; ha imparato a saper aspettare, a non aver paura, ad ascoltare in raccolto silenzio le voci meravigliose della natura; ha imparato ad osservare e a contemplare il creato, a meditare e a soppesare il valore della libertà. Luc Jacquet affida le poche battute della narrazione alla voce di un’attrice Isabelle Carrè, che rappresenta la bambina da adulta. Il suo racconto doppiato in Italia da Ambra Angiolini ci guida per tutto il film. La pellicola mostra tutto l’amore del regista per la natura incontaminata e pura; la storia scaturisce infatti da un ricordo di infanzia dello stesso Jacquet, anche lui si imbattè in una volpe. Bella la fotografia; immagini suggestive ed emozionanti, caldi e maestosi paesaggi autunnali. Dal momento che nel film si parla poco grande protagonista è la musica che sa cogliere e trasferire le emozioni dei personaggi. Convincente e tenera la bambina dai luminosi capelli rossi, semplice e solare ma anche un po’ intrigante. Bravissima la volpe (o le volpi?) ammaestrata. Bella vivace e misteriosa come solo le volpi sanno essere.

 

Ester Carbone

 

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