Mediterranea

fame e rifiuti - TANTI SOLDI PER LA FAME

Nella prima settimana di giugno si è svolto il biennale summit dedicato all'emergenza alimentare nella sede della Fao a Roma. Uno dei tanti incontri internazionali che non hanno dato delle certezze di un futuro agli 800milioni di persone senza cibo, ma che ha creato imbarazzo per la presenza di personaggi autoritari, impegnati al personale arricchimento o in una propagande d’odio.
A fianco alla Fao, nel cercare di garantire un aiuto alimentare alle numerose popolazioni, c’è il Comitato Italiano per il PAM, un’organizzazione senza scopo di lucro impegnata nel sostegno delle attività e delle operazioni del Programma Alimentare Mondiali delle Nazioni Unite, soprattutto con iniziative di sensibilizzazione, informazione, promozione sulle tematiche legate alla lotta contro la fame e alle emergenze alimentari sul nostro pianeta.
Un grande cartellone pubblicizza la sede, ben visibile percorrendo la strada per l’aeroporto di Fiumicino, con la dicitura in italiano e in inglese WFP, ma per il resto non sembra che le iniziative di sensibilizzazione siano particolarmente pubblicizzate.
È una delle tante incongruenze dei nostri tempi: essere creativi per comunicare che in questo Mondo cercano di vivere anche delle persone che hanno difficoltà nel procurarsi del cibo.
Ma non c’è bisogno di patinate brochure con le immagini di visi macilenti, senza nessuna espressione negli occhi, sono volti di persone presenti per le strade di Roma, come in altre città italiane e nel Mondo. Si possono vedere gli affamati delle nazioni progredite, un popolo di senzatetto, dalle mille cittadinanze, che riescono, sino a quando l’inflessibilità degli amministratori lo permetteranno, di trovare un angolo dove dormire e una monetina per un panino.
Il tema della monetina è anche quello della prima personale di Fausto delle Chiaie in uno spazio chiuso, nel nuovo locale espositivo Pian dei Giullari (via dei Cappellari 49), lui che da decenni interviene nel contesto urbano, mantenendosi grazie alla “generosità” dei visitatori del suo museo itinerante e all’aperto, con oggetti abbandonati e trasformati in opere d’arte. “Una monetina, prego” è la timida richiesta di chi offre un breve spettacolo di funambolismo o di chi mendica anche con aggressività e che spesso troviamo fastidioso, prevaricando quel modesto sentimento caritatevole che molti hanno.
Per non sopprimere del tutto l’altruismo, senza destare dubbi sulla finalità di quella monetina, si può affidare ad una o più Ong il proprio contributo. Niente grandi organizzazioni modello Fao, ma Caritas, Comunità di Sant’Egidio, Armerf, ma anche Emergency o Un ponte per …, per venire incontro all’altro vicino o lontano, con un piatto di pasta in una delle mense per indigenti o garantendo un minimo di assistenza sanitaria come Medici Senza Frontiere che accolgono, a Lampedusa, i tanti riescono a sopravvivere all’attraversata del Mediterraneo, per gli altri, per gli migranti che hanno perso la vita, un monumento alla memoria. Un'opera di Mimmo Paladino di quasi cinque metri di altezza e di tre metri di larghezza, realizzata in ceramica refrattaria, per simboleggiare Lampedusa come la Porta d'Europa.
Altri cooperanti portano l’aiuto nei luoghi d’origine, come Jolanda Occhipinti e Giuliano Paganini, oltre al somalo Abderahman Yusuf Arale, rischiando in prima persona per soccorrere il prossimo. Laici e religiosi impegnati a svuotare gli oceani con dei secchielli.
Una monetina per organizzare l’aiuto e non gettarla nella jungla dell’accattonaggio selvaggio, per evitare di alimentare lo sfruttamento minorile, tagliando la fonte di guadagno di gruppi e bande dedite a far trascorrere molte infanzie tra tribolazioni e umiliazioni. Specialisti nel ridurre in schiavitù le persone più deboli e taglieggiare gli automobilisti sprovveduti, pretendendo un obolo per usare parcheggi organizzati. Posteggiatori illegali, cattivi maestri, padri indifferenti alle sofferenze.
Tante piccole monetine alle associazioni umanitari, per garantire la sopravvivenza alle persone indifese e non l’arricchimento di boss della malvagità.
È anche consigliabile evitare iniziative di solidarietà come quella venuta alla luce a Roma agli inizi di giugno con la scoperta del traffico di rifiuti tra l'Italia e l'Africa. Carcasse di auto e camion partivano da Roma, dalle fonti dell'acqua Egeria sull'Appia Antica, sino in Etiopia, per ricavarne, grazie allo sfruttamento di bambini ridotti in schiavitù, parti di ricambio per veicoli civili e militari. Piccole mani per riciclare scarti meccanici e rifiuti tossici. Un traffico che non comprendeva aiuti alimentari, ma malattie incurabili in una terra dove la vita non ha molto valore.

 Gianleonardo Latini


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