Mediterranea

Il Male. 1978-1982 Quando la satira non si fermava davanti a nulla

 

In questo periodo in cui si sente molto discutere del ruolo e dei limiti della satira, questo libro che rievoca i punti salienti della vita del celebre giornale che dominò negli anni a cavallo tra la fine dei settanta e i primi ottanta, ci riporta a una satira scomposta, politicamente scorretta e corrosiva che oggi sembra quasi impossibile.

Basta scorrere le prime pagine per entrare in un mondo che chi è stato giovane in quegli anni non può aver dimenticato: la copertina del numero uno raffigura un grosso vaso da notte su cui sono sbalzate come decorazione le facce di Berlinguer, Andreotti, Cossiga. Craxi è sul manico.
Quando Cossiga si scriveva col Kappa, quando la faccia di Moro veniva disegnata come un grosso organo genitale, le guance cascanti a formare i testicoli. Prima che fosse rapito: dopo, durante il rapimento, una vignetta lo raffigura tra i rapitori esausti che sbattono la testa contro il muro: la sua lunghissima confessione forma un interminabile fumetto che occupa quasi tutto il riquadro.
E poi, la pubblicità di un pulmino che dice: “Con un vano di dodici metri cubi, potete rapire un intero consiglio di amministrazione”.
E, naturalmente, i papi: Papa Luciani, ovviamente avvelenato dai vescovi in una lunga avventura a fumetti di due pagine, e subito dopo di lui  il papa polacco: “Ogni tanto credo d’esser Giovanni, ogni tanto Paolo, ogni tanto Primo.” dice Wojtyla sdraiato sul lettino dello psicanalista.
Stupefacenti le vignette satiriche verso i musulmani, inconcepibili al giorno d’oggi: “Allah è grande, ma un poco incazzuso.” recita una.
Alcune vignette, ancora terribilmente attuali, potrebbero essere pubblicate tal quali oggi: “Il vero movimento per la vita”, dice la didascalia sotto il disegno un ragazzo e una ragazza, nudi, che fanno l’amore. Mentre in una vignetta dal titolo: ”Aborto: la suore se ne vanno dagli ospedali”, un malato a letto sospira: “Ah, sto già meglio”.

 “La satira dell’epoca – dice Vincino nel testo - poteva dare ad Andreotti del mafioso, mentre nessun giornale dell’epoca l’avrebbe potuto fare. La satira si può permettere dei lussi incredibili, e noi del “Male” ce li siamo presi tutti. Con le nostre esagerazioni (…) riuscivamo a interpretare il tempo in cui vivevamo, e questa era la vera ragione del nostro successo.”
Non sempre queste vignette fanno ridere: molto spesso volgari, gratuite, semplici attacchi alla persona. Proprio per questo restituiscono fedelmente le rabbie, le paure e lo scontento di un mondo che per alcuni anni sembrò prossimo ad esplodere.
 
Quelli di noi che erano giovani in quegli anni non possono averlo dimenticato: il “Male” è stato una presenza a tratti corrosiva, a tratti iconoclasta, spesso lucidissima, che non può non strappare un sorriso e qualche perplessità nel rivederlo.
Peccato per la riproduzione grafica del libro: l’impaginazione non restituisce il sapore di un giornale stampato a grande formato su carta da quotidiano da poco, con inchiostri un po’ sbavati, e nonostante la bella carta molte vignette sono troppo piccole per essere leggibili. Per quelli di noi che hanno ancora qualche copia del “Male” a casa tra i ricordi di gioventù, la resa visisva è una grossa delusione.

Marta Baiocchi

 

Il Male. 1978-1982. I cinque anni che cambiarono la satira

Titolo originale
Il Male. 1978-1982. I cinque anni che cambiarono la satira
Autore
Vincino
Edizioni

Rizzoli 2007

Pagine
159
Prezzo
€ 22,90
ISBN
978 88 17 01413 7
Descrizione
Tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, una rivista ha rivoluzionato il modo di fare satira in Italia. Era un giornale iconoclasta, radicalmente di sinistra ma lontano dal Pci, provocatorio, irridente, non a caso battezzato "Il Male". Il marchio di fabbrica della rivista era la falsa prima pagina di un quotidiano (indimenticabile quella della "Stampa" con il titolo Tognazzi capo delle Brigate Rosse e la foto dell'attore ammanettato), ma naturalmente "Il Male" era molto di più: era, per esempio, il banco di prova di alcuni dei disegnatori più grandi di quegli anni, come Andrea Pazienza, Roland Topor, Tanino Liberatore, e la tribuna che ospitava articoli scandalosi su argomenti tabù come il terrorismo e i rapporti tra mafia e politica. In questa antologia, il disegnatore Vincino, che del "Male" fu direttore, raccoglie le vignette, gli articoli, i falsi più significativi. Il risultato è un ritratto di un'Italia molto diversa da quella che conosciamo.

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