Mediterranea

Troppo bello per essere vero: UN MISTERO IN MENO

Erodoto aveva ragione: gli Etruschi vengono dalla Lidia, regione dell’Anatolia. Guidati dal re Tirreno, si fermarono a Lemnos e poi continuarono la loro migrazione verso l’Italia. Avevano preso la decisione dopo una lunga carestia che aveva spinto la metà della popolazione a cercare nuove terre. Lo ha chiarito una volta per tutte l’analisi genetica, confrontando il Dna di alcuni centri agricoli toscani con quello dell’Anatolia interna. E a questo punto anche il problema della lingua degli etruschi ha serie possibilità di essere indirizzata sui binari giusti. La bibliografia sugli etruschi è infatti immensa quanto varia, alternando scienza e delirio, accademia e dilettantismo, senza che per questo sia l’accademia a dir sempre le cose giuste. A parte le interpretazioni ora cervellotiche, ora geniali della lingua etrusca, il problema dell’origine di questo popolo è una questione antica. Se la poneva anche Erodoto, grande e preciso viaggiatore, nato ad Alicarnasso (oggi Bodrum, Turchia) e quindi relativamente vicino alla Lidia e alla Caria. E perché dunque non credergli? Avrà di certo parlato con la gente del posto, no? E invece c’è chi per anni ha difeso con protervia l’origine autoctona degli Etruschi, che si sarebbero formati in Italia dall’evoluzione di una civiltà locale uscita dalla prima età del bronzo, la c.d. cultura Villanoviana. Stiamo parlando ovviamente dell’etruscologo Massimo Pallottino (morto nel 1995), archeologo più che linguista, il quale era arrivato anche a dire che "la lingua etrusca non sarebbe accostabile o comparabile con nessun'altra lingua", frase che comunque aveva già detto Dionigi di Alicarnasso molti secoli prima. Sbagliando.

L’idea che la civiltà etrusca non si fosse formata attraverso apporti esterni è stata una brillante costruzione ideologica. La cultura villanoviana naturalmente presumeva una precedente cultura protovillanoviana. Cosa avesse fatto raggiungere la massa critica a una modesta cultura locale restava un mistero. Per quale motivo la colonizzazione etrusca si muovesse dalla costa verso l’interno e non viceversa era un altro mistero. Per quale motivo infine gli etruschi avessero nella loro cultura tratti così marcatamente orientali era un’altra questione irrisolta. Ma aggiungere mistero allo studio di un popolo misterioso forse non era un sistema produttivo. Quella che invece è stata portata avanti sistematicamente dalla scuola archeologica italiana è stata la gestione quasi monopolistica degli studi di settore, marginalizzando da una parte le critiche del mondo scientifico, e aristocraticamente snobbando i contributi esterni all’università, che peraltro non sono stati sempre opera di geniali dilettanti o archeologi e linguisti della domenica. Ma per fortuna ora esiste il DNA.

Marco Pasquali


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