Mediterranea

VISIONI DELL’UMANITA’

Arte ed impegno: sociale, politico, etico, civico…
Arte e diritti: impegno a denunciare abusi, soprusi, diritti negati.
La volontà di incidere sul presente non è estranea all’arte. A partire dalle Avanguardie c’è stato il tentativo di rompere la barriera tra arte e vita, affinché tra queste due entità da sempre separate ci fosse una fusione mai esistita prima. E questa rottura significava nuova incidenza dell’arte nel mondo, un’arte capace di guidarlo, trasformarlo, migliorarlo. Per cui non stupiamoci se a tutt’oggi ci sia ancora l’illusione (?) di produrre opere che possano avere degli effetti sul presente, o per lo meno che possano far fronte ad una inadeguata informazione circa le condizioni di vita in molti paesi.
“Visioni dell’umanità”, mostra giunta ormai alla sua terza edizione, si fa appunto carico dell’onere di far risvegliare le coscienze, di renderci consapevoli, denunciando ingiustizie e soprusi perpetrati a pochi metri da noi, e da noi stessi. Il suo scopo dovrebbe essere quello di “sopperire all’inadeguato insegnamento di ciò che si chiamava educazione civica”, che essa tenta di realizzare attraverso la presentazione di un centinaio di opere tutte formato 20x20 di varie tecniche e stile ispirate alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. È proprio questa tematica di fondo il collante che riesce a tenere assieme lavori altrimenti diversissimi in quanto a concezione ed approccio.
Le tecniche usate, dunque, sono le più disparate: una assoluta libertà di esecuzione è alla base del progetto. Come totalmente libera sembra la possibilità di adesione: la necessità di denuncia unisce artisti all’occhio più navigati ad artisti più acerbi, a maestri, a giovani alle prime armi.
Pittura, fotografia e scultura si alternano, nonostante la netta predominanza della pittura; materiali canonici come la tela e la ceramica si mescolano a chiodi, resine, metallo, cucchiaini in plastica, stoffa.
Il numero delle opere in mostra è davvero molto alto e le immagini proposte troppo diverse per permetterne una descrizione accurata. Ne ricorderò solo alcune: la “Carta dei Diritti Umani”, ad esempio, stropicciata, tarlata, bucata, dimenticata, e poi come recuperata dalla spazzatura ed incorniciata, gesto polemico ma che si sublima nella ripetitività delle scritta e nel carattere così decorativo del risultato. Oppure la perfetta sintonia di celeste e grigio, una griglia ordinata e geometrica il cui ritmo ripetitivo è scandito da file di chiodi, tumori appuntiti solidificatisi all’interno dell’involucro trasparente, inespungibili, parti integranti della stessa materia. Sintetico ed efficace è il fanalino di bicicletta fissato sull’argento: fermiamoci e ripensiamoCi, senza il bisogno di nessun’altra parola. Spesso sono le parole le protagoniste ingiuste di molti lavori: la fotografia inquadrata dall’alto di una famiglia riunita per la cena sarebbe stata molto più valida ed incisiva se presentata senza alcun commento piuttosto che con la banalizzante scritta “fratello manchi solo tu”, inutile spiegazione di una cosa già esplicita. Ed ancora: spessi fili bianchi e neri, elementi principi per alludere al lavoro femminile, sembra che si uniscano a simulare una fibbia, una cintura (mi è parso), che così da sola, in primo piano, diventa il simbolo del soffocamento delle libertà di molte donne; un rettangolo di cielo e luce viene ripreso da un vetro graffiato: prigionia, ingiustizie, maltrattamenti, sevizie…
Spendo le ultime parole per ricordare l’allestimento: nonostante esso si componga di due diverse anime, quella ordinata e lineare, che contiene di volta in volta solo pochi lavori, e quella affollata, che raggruppa la maggior parte delle opere in una sorta di nebulosa asimmetrica, l’impressione che se ne trae è come di un grande caos. Sembra di trovarsi nel mezzo di una piazza cittadina in cui ognuno stia gridando la sua senza curarsi dell’altro. Ed in effetti, ognuno dei tanti artisti presenti in mostra sta realmente gridando la sua: un grande, affollato coro, qui riunito, per denunciare e darci modo di ricordare.

Carlotta Monteverde

 

Roma
Galleria “Pensieri in Moto”

via Monte Giordano, 43 - 47
VISIONI DELL’UMANITÀ
Dal 30 maggio al 9 giugno 2007
http://www.motodellamente.it/
http://www.ex-art.it/ars/index.htm
ars@ex-art.it


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ROMA CULTURA Mensile di Immagini, Suoni e Scritture
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