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Mediterranea

LVI° FESTIVAL DI SAN REMO
ovvero il piccione di Povia e l’aviaria

Ebbene sì, se devo essere sincero mai avrei pensato di tifare per l’ormai tristemente famoso virus.
Durante questa settimana mi sono augurato che questo microbo riscattasse la sua funesta nomea e potesse trasformarsi da potenziale piaga a salvatore dell’intera platea italiana ed infettare il piccione di Povia prima della serata finale.
Ma purtroppo per noi l’H5N1 ultimamente ha di meglio da fare ed ha snobbato il pennuto compagno del cantautore milanese.
Nella peggiore delle ultime edizioni del Festival della canzonetta italiana in cui l’unica ad avere effettuato una prestazione al di là delle aspettative è stata Ilary Blasy, ci si sarebbe aspettato come contraltare una serie di pezzi che facessero passare in secondo piano un imbarazzante ed imbarazzato Panariello, le performances di una Cabello che dà il meglio di sé in altri contesti televisivi ed una scenografia che da oscar aveva solo il nome del suo creatore: niente di più falso.
Dimostrazione di ciò è stata la vittoria di Giuseppe Povia, cantante dalle dubbie capacità vocali che sforna pezzi furbetti e che ha costruito la vittoria effettiva di quest’anno su quella virtuale dell’anno passato.
Hanno provato ogni cosa per sollevare questo claudicante Festival chiamando ad intervenire tutti: ospiti internazionali (un triste Travolta forse vittima anch’esso dell’ambiente), attori comici che spostassero l’attenzione dai reali problemi in perfetto stile italico (Carlo Verdone), addirittura il fenomeno mediatico oltre che calcistico del momento, Francesco Totti (picco record di ascolti durante il suo intervento di oltre 13 milioni contro il picco della serata finale di poco sopra i 10 milioni).
Hanno provato a chiamare tutti, tranne chi dovevano veramente chiamare: la musica.
Effettivamente mai come in questa edizione la musica è apparsa come la classica adolescente acneica imbucata alla festa delle medie, costantemente in secondo piano, seminascosta, di basso profilo, come se avesse paura di farsi notare così da determinare la sua cacciata a pedate.
La mia personale simpatia va a Ron ed al suo pezzo che era supportato da un gran bell’arrangiamento ma, come si sa, non sempre i migliori vincono.
Spero per lui che non abbia influito sull’eliminazione la sconcertante performance di una più che pensionabile Loredana Bertè.
Archiviamo questa edizione del LVI° Festival di San Remo un po’ antipatica come la faccia dell’anoressica Cecchetto e un po’ piatta come il busto della Cabello con la speranza che l’anno prossimo qualcuno faccia delle scelte un po’ più coraggiose, e che la musica torni a far parlare di sé.

Massimiliano De Mare

LVI° FESTIVAL DI SAN REMO



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