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Mediterranea

ZANDO' IL MISANTROPO

Per la prima volta a Roma si può scoprire, conoscere ed apprezzare, un nostro grande artista italiano, esportato all’estero: Federico Zandomeneghi (1841 – 1917).
La mostra si propone come il tassello mancante di quel quadro retrospettivo che la capitale ha dedicato negli ultimi anni agli “Italiens de Paris”, così venivano definiti all’epoca De Nittis, Boldini e Zandomeneghi.
Il titolo della mostra, “Un veneziano tra gli impressionisti”, sintetizza perfettamente lo stato d’animo e le aspirazioni dell’artista.
Zandomeneghi era veneziano, e, soprattutto, non fu impressionista, ma fu “tra gli impressionisti”.
Zandò, così come lo chiamavano a Parigi, non amava il termine di impressionismo. Questo perché la sua arte sfuggiva ad una precisa definizione, e lui stesso non voleva essere etichettato.
In bilico tra formazione macchiaiola e ricerca impressionista, mantenendo però sempre un’anima italiana, anzi veneziana.
Ma, a differenza di De Nittis, che non interromperà mai i rapporti con l’Italia, Zandò resta invece esclusivamente legato all’ambiente parigino, e, non a caso, parteciperà dal 1879 a tutte le mostre impressioniste, tanto che dei tre “italiani di Parigi” è quello che ha avuto i legami più duraturi e profondi con l’ambiente impressionista e post-impressionista.
Vero è che la sua è un’arte piena di contraddizioni, spesso discontinua anche da un punto di vista stilistico.
Attraverso il percorso espositivo si ripercorre il suo sinuoso cammino artistico, ricostruendolo attraverso un centinaio di opere, tra dipinti, pastelli, e una trentina di disegni. Il tutto affiancato da alcune lavori di pittori del suo tempo, quali Degas, Renoir, Monet, Pissarro, Toulouse–Lautrec, Sisley, Guillaumin, permettendo così al visitatore un immediato confronto tra l’artista e il mondo impressionista.

La mostra è suddivisa in 16 sezioni, e si snoda non in ordine cronologico, ma secondo i temi preferiti dall’artista.
Il percorso della retrospettiva parte da un quadro italiano, “I poveri sui gradini del Convento dell’Aracoeli a Roma”, del 1872 , un grande dipinto che svela la sensibilità dell’autore verso gli strati sociali più deboli. Siamo nella sezione del suo primo periodo artistico, quello “Macchiaiolo”, con i quadri ispirati al “realismo sociale”, come la “Popolana con scialle rosso”, “L’orante”e le “Impressioni di Roma”. Ma, già in queste opere, si cominciano ad avvertire quella luminosità e quei “bagliori cromatici” che preludono al trionfo coloristico della successiva stagione francese.
Nella sezione dedicata a Parigi e alla pittura “en plein air”, ecco la sorpresa. La Parigi di Zando’ non è la Parigi elegante e mondana di Boldini e di De Nittis. L’atmosfera popolare e periferica di Montmartre è il suo scorcio ideale. E’evidente, la sua Parigi è bohémienne, così come la sua stessa vita, da uomo scapolo, scontroso e solitario. E dipinti come il “Moulin de la Galette”, “Place d’Anvers”, o “Casetta a Montmartre”, rivelano il graduale avvicinamento alla poetica impressionista della pittura “en plein air”, ma non il suo distacco dal verismo sociale.
Primeggia nelle sue opere la figura femminile, un tema ispirato dal mestiere di figurinista che faceva malvolentieri per vivere.
Nella sezione “La donna di Zandomeneghi e la moda parigina”, l’universo femminile viene tratteggiato in tutti i momenti della giornata; dal risveglio alla sera, dalla toilette alle passeggiate.
Signore in abiti eleganti che conversano ne’ “Il tè”, che leggono nella quiete di una stanza, “La rivista di moda”, riflesso di quel ceto che non comprava gli abiti del celebre stilista Worth, e che leggeva proprio le riviste di moda.
Semplici donne impegnate negli atti rituali della toilette, “Allo specchio”.
Anche il suo amico Renoir amava rappresentare la vita quotidiana con un' assoluta prevalenza di figure femminili.
E l'accostamento della figura femminile ai fiori, quelle donne con gli ingombranti bouquets, “Il mazzo di fiori”, o con i cappelli decorati da fiori colorati, ci ricorda sempre Renoir. Così come il suo dedicarsi, negli ultimi anni, alle nature morte, un genere tipicamente francese, dove la suggestione del colore, anche in questo caso, riscatta la modestia del soggetto. E in questa disinvolta capacità di manipolare il pastello, e di dare vita a ricercati effetti cromatici, iridescenti e vibranti di luce, riconosciamo il retroterra culturale della sua origine italiana.
Il caldo tonalismo e i trionfi cromatici della sua pittura sono degni di un Tiziano.

Simona Rasulo


FEDERICO ZANDOMENEGHI
Un veneziano tra gli impressionisti

Roma
Chiostro del Bramante
via della Pace
Dal 5 novembre 2005 al 12 marzo 2006

Orari:
tutti i giorni 10.00-20.00 - sabato 10.00-24.00 - domenica 10.00-21.30 - lunedì chiuso

Ingresso:
intero Euro 9,00 - ridotto (il martedì per tutti) Euro 7,00 escluso i festivi

Informazioni:
Tel. 06/68809035
www.chiostrodelbramante.it


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