Roma
Galleria Tondinelli

via Quattro Fontane, 128/a
ERCOLE PIGNATELLI
“Suono, sogno del corpo”

Dall’8 giugno al 29 luglio 2005
Tel. 06/4744300
www.galleriatondinelli.it

Orario:
dal lunedì al venerdì
dalle 11.00 alle 19.00

 

LE FORME CHE CONFONDONO LA NATURA

La mostra curata da Aldo Gerbino, rende il giusto merito ad un maestro della figurazione italiana dei Novecento quale è Ercole Pignatelli, Le opere esposte, per un totale di venti, sono del tutto inedite e coprono un arco cronologico che va dal 1981 aI 2005.
L’artista. vanta una esperienza notevole che affonda le sue origini negli anni Cinquanta del Novecento. Epoca alla quale corrisponde il soggiorno a Milano dell’artista.. Una Milano d’epoca dominata dalle esperienze del gruppo Corrente, dove Pignatelli ha modo di maturare le sue esperienze accanto ad artisti d’i tendenze disparate come Giuseppe Migneco, Lucio Fontana, Franz Kline, Virgilio Guidi e Basilio Reale. Da queste frequentazioni e dallo Stretto sodalizio artistico che ne consegue, l’artista mette a punto un linguaggio figurativo decisamente originale. Pur rivisitando con attenzione e critica filologica forme ed esperienze figurative che coprono l’intero arco dell’arte novecentista: da Picasso a Matisse, da Savinio alle atmosfere oniriche e metafisiche de chirichiane, Pignatelli individua le linee guida archetipiche della sua realtà pittorica. Nel suo universo, intessuto di trarne esoteriche, dominano incontrastate la ricchezza espressiva del colore, il forte senso orfico della luce, e soprattutto, la figura umana La donna in particolare, che assurge a protagonista di una religiosità naturalistica di sapore paganeggiante. Le sue forme, le linee sinuose che trasfondono e confondono la natura del creato, formano quella sostanza immanente di una corporeità che si estende oltre i limiti della percezione umana, rendendola evidente protagonista declamatoria, gravida di significati allegorici alla stregua di una divinità ctonia. E’ lei la protagonista sensuale e sacrale di una mistica letteratura dei fluire esistenziale dell’umanità. E’ sempre Lei, divinità promiscua, che muore e si rigenera nel grembo della madre terra, quando in simbiosi con il paesaggio e gli oggetti del quotidiano, forma una sintassi figurativa molto vicina alla catarsi sacrale e letteraria dei miti di fondazione, la natura genera l’uomo e l’uomo riplasma in chiave taumaturgica la natura, presentandola nelle sue apparenze meno ovvie, secondo un atto di volontà che rende l’artista creatore e prestigiatore illusorio di un creato immanente e folgorante.

Roberto Cristini