THE INTERPRETER
Genere: Thriller
Durata: 128
Gran Bretagna (Anno di uscita 2004)
Regia: Sydney Pollack
Attori: Nicole Kidman (Silvia Broome), Sean Penn
(Tobin Keller), Catherine Keener (Agente Dot Woods), Jesper Christensen (Nils Lud), Yvan Attal (Philippe),
Earl Cameron
(Edmund Zuwanie)

Soggetto: Martin Stellman, Brian Ward
Sceneggiatura: Charles Randolph, Scott Frank,
Steven Zaillian

Fotografia: Darius Khondji

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LA VERITÀ NON HA BISOGNO DI TRADUZIONI

Sidney Pollack, vecchio mago del thriller ci impasta e ci condisce scialando senza risparmio nel repertorio del genere il più classico degli intrighi a sfondo internazionale, epigono del grande Hitchcock (e come lui si concede lo sfizio di apparire nel suo film, non come figurina di passaggio, ma in una particina parlate. Memorabile la scenografia reale dei labirinti e delle sale all’interno dell’ONU, sacro territorio internazionale mai contaminato dalle cineprese (impresa che non riuscì nemmeno al grande Alfred!); scenario veritiero ed emozionante delle disavventure di Silvia Broome (Nicole Kidman), interprete impiegata nelle traduzioni simultanee che, per puro caso, ascolta ignoti terroristi decisi a far fuori il dittatore di uno stato africano accusato di genocidio, il cui arrivo è imminente nel gran Consesso. A proposito, la donna che ascolta per caso il progetto di un delitto non vi ricorda anche un pò l’antico “Terrore che corre sul filo” (anche se tutt’altra storia) di Anatole Litvak?—Si dà il fatto che la nostra interprete conosce il “Ku”, il raro idioma africano con cui si esprimono gli attentatori. Da qui altri strani casi, coincidenze e fatalità che legano sempre più l’incauta ragazza a una ridda di ipotesi che la coinvolgono nell’affare politico—poliziesco.

Si scoprirà che il fratello di Silvia è una delle tante vittime del dittatore e lei stessa compagna di lotta e amante del defunto capo dei ribelli. Insomma, solo per spiegarvi per bene i complicati risvolti e le rivelazioni dell’intricatissimo giallo ci vorrebbero una trentina di cartelle almeno… E perché poi?
E’ buona tradizione non svelare le soluzioni del complicato gomitolo, lasciando all’attento spettatore (non distraetevi però!) decidere chi sono i buoni e i cattivi.

Sean Penn è l’agente Tobin Keller impiegato nella triplice indagine: sulla affascinante interprete, sugli attentatori e i complici, nonché sulla protezione del vecchio presidente Edmund Zuwanie (il vecchio attore inglese Earl Cameron). Lo svagato Sean (ha sempre quell’aria un po’ trasognata e distratta) deve interpretare anche il dolore dell’agente che è vedovo recente e inconsolabile, nonché correndo da una parte all’altra di New York, affascinarsi e innamorarsi anche un pò della stupenda Kidman, come da prassi consueta agente/testimone. Ma l’affare amoroso non si concluderà: resterà solo un pò di tenerezza e di rimpianto, con stile sicuramente più elegante di eventuali intromissioni erotiche che certo avrebbero distratto dal nodo (ripeto, complicatissimo) della storia. Godetevi l’ottima ricetta di Pollack, ben scritta, ben girata e ben presentata, consumatela senza riserve etico—sociali (altrove ci occuperemo di impegnati “tranche de vie”) e senza rimorsi: si digerisce tutto benissimo!

Luigi M. Bruno