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FANTASMI D’AMORE

In questa serie di sette racconti brevi scritti da una promettente autrice tedesca classe 1970, difficile è all’inizio trovare un senso: uomini e donne si prendono e si lasciano senza una vera passione, in mezzo a dialoghi rotti da mezze frasi e silenzi, ipotecati dalla presenza di precedenti legami caratterizzati da una strana persistenza, fantasmi appunto. Possiamo stare a Berlino, in Islanda o in Norvegia, nel Nevada o addirittura in luoghi ormai banalizzati come Praga e Venezia, ma sembra sempre di risiedere in un non-luogo, quel tipo di siti dove nessuno realmente risiede o vive, ma dove intesse comunque relazioni umane. Persino i mestieri dei vari personaggi sembrano sfuggire a classificazioni e stipendi regolari: artisti, guide turistiche, ricercatori universitari, pensionati o gente che vive di un lavoro precario neanche specificato. Nessuno in realtà si lamenta o sta male economicamente: attardati prodotti sociali dello Stato assistenziale nordico, sanno vivere di poco: case d’affitto nella Berlino degli immigrati turchi, cottage di legno in Islanda o remote pensioni norvegesi, o semplicemente la rete europea degli amici. Amici con cui si mantiene uno strano rapporto di simbiosi o semiparassitismo, visto che una volta a Praga neanche ci si degna di fare una passeggiata od offrire una cena, mentre a Tromsø (Norvegia) si cerca di andare a letto con la moglie di chi ti ha invitato alla festa. Le compagnie sono qui in effetti più casuali che programmate, internazionali quanto basta, per cui le alchimie erotiche si rivelano bizzarre, incoerenti, oppure persino promettenti. Ma gli effetti si vedono nel tempo, magari riaffiorando come ricordo o come immagine, appunto come fantasmi. Difficile non collegare a questo punto lo stile di Judith Hermann a quello dei primi film di Wim Wenders (penso a Nel corso del Tempo), dove personaggi alienati quanto equilibrati si ritrovano sempre in viaggio per luoghi dove in realtà non hanno legami né intendono crearli. Nomadi moderni, si muovono in un dopoguerra dove ogni significante è azzerato e il senso va ricostruito. Si veda ad esempio la guida turistica che in Blu Ghiaccio porta in giro per l’Islanda i turisti: è islandese, non ama il suo lavoro e annota i diversi comportamenti degli stranieri in cospetto di tanta natura aliena. Persino un luogo sfruttato come Venezia, in Acqua alta diventa alieno se visto da due turisti tedeschi pensionati che incontrano una figlia adulta quanto estranea. A Praga, come si è detto (Dove andiamo?), il gruppo degli ospiti “festeggia” il capodanno senza neanche uscire da casa, al punto che chi li ha invitati si chiede che senso abbia a quel punto viaggiare. Ma per i suoi ospiti un luogo vale quanto un altro, più importante è assicurarsi per quella sera la provvista di birra. Ospiti sicuramente scostanti, afasici, ma non certo privi di profondità al momento di guardarsi dentro o di rivangare vecchie storie. E qui parliamo della seconda intuizione dell’autrice: la persistenza dell’immagine, principio cardine del cinematografo e della psicologia. Se le relazioni attuali sono carenti, è perché la struttura profonda non è pulita, ma piena di immagini pregresse, fantasmi appunto.  In un albergo del Nevada c’è addirittura una bizzarra fotografa che li rileva con strane antenne e cerca di fissarne le tracce sulla pellicola. Chi scrive è quasi sempre una donna, ma – come in Ondina se ne va di Ingeborg Bachmann, i vari personaggi – Ruth, Raoul, Jonina, Magnus, Irene, Johannes - sembrano alla fine solo complementi o variazioni della stessa persona, come se i nomi propri fossero solo accidenti fonetici. Ma la visibilità di ogni personaggio è appannata da quella di un uomo o donna precedente: riemergono vecchie storie, amori celati, parentele, legami e strutture profonde sempre pronte a riemergere quando si sfaldano quelle superficiali. Fantasmi, appunto.

Marco Pasquali

Nient’altro che fantasmi

Titolo originale
Nichts als Gespenster
Autore
Judith Hermann
Edizioni

Socrates

Pagine
214
EAN
9788872020371
Prezzo di copertina:
Euro 11
Descrizione:
Nient’altro che fantasmi è una raccolta di sette racconti, quasi tutti al femminile, in cui i confini tra amicizia, amore, sesso, lealtà finiscono per assumere contorni sfumati, sottili, all’insegna di una tensione emotiva che accompagna la narrazione sin dai primi passi. I protagonisti (quasi sempre giovani nordeuropei) di questa raccolta si assomigliano: sempre in viaggio verso terre straniere, sono alla ricerca di se stessi e di un equilibrio che spesso si rivela inafferrabile. Sono donne, amiche, amanti, genitori, figlie o semplici conoscenti che si muovono sullo sfondo di luoghi immersi in un’atmosfera in bilico tra realtà e fantasia, luoghi che ne influenzano e segnano il comportamento e l’evoluzione personale.

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