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RIAPPARE EL GRECO

Domenico Theotokopulos, universalmente noto come El Greco, nacque a Creta intorno al 1540, poco si sa della sua giovinezza anche se si ritiene che si sia formato artisticamente presso la bottega di qualcuno di quei pittori definiti veneto-cretesi che coniugavano la solenne immobilità delle icone bizantine con il movimento ed il colore del manierismo veneto. Intorno al 1567 è accertata la sua presenza a Venezia dove subì fortemente l’influenza di Tiziano e del Tintoretto e dipinse opere per committenti Veneziani; nel 1570 risulta a Roma in contatto con i Farnese. Nel 1577 si trasferì in Spagna dove allontanandosi dalla “maniera italiana” creò un’arte unica con visioni estatiche in una luce surreale, con figure smaterializzate e deformate, con fondi scuri, volti modellati dal colore, corpi allungati e febbrili nella loro intensità espressiva. Operò per decenni in Spagna per istituzioni religiose, chiese e famiglie nobili ed in un caso anche per la Corte, da molti apprezzato ma anche da molti biasimato; una sua opera di gran successo è “l’Entierro del Conde de Orgaz” dove su fondi scurissimi corpi e visi appaiono modellati dal colore mentre è forte il contrasto tra il viso cereo del defunto e i bagliori di luce sulla sua corazza nera. L’ultima sua arte presenta corpi allungati a tratti illuminati da una luce spettrale. Morì a Toledo nel 1614; le sue opere sono in parte conservate in chiese e conventi in parte in musei di tutto il mondo. Presso la Galleria d’Arte Antica di Roma, in Palazzo Barberini, sono conservati due dipinti, olio su tela, di cm.111x47, considerati bozzetti preparatori per un gigantesco “retablo” che si trovava nel Collegio Femminile di Dona Maria de Aragon a Madrid e che fu smembrato un occasione dell’occupazione napoleonica nel primo decennio dell’800. Si pensa che il retablo contenesse sette riquadri, alcuni ora al Museo del Prado, uno a Bucarest ed uno perduto; secondo altri studiosi potrebbe trattarsi di quadri di memoria, quasi “foto” d’archivio dei dipinti più grandi conservati dall’artista nel suo studio. Le due opere sono datate 1596/97 e rappresentano “il Battesimo di Cristo” e “l’Adorazione dei Pastori” con figure allungate, dipinte con una gamma argentea di toni  che danno ai personaggi una patina livida ed un aspetto ascensionale quasi di fiamma che sale. I dipinti grandi del  retablo, pur identici, hanno un aspetto più pacato ed un colore più caldo e meno terreo. Il Soprintendente Hermanin che li acquistò nel 1908 da una collezione privata siciliana, dove non si sa come siano giunti, li attribuì immediatamente a El Greco e lo stesso fece, anni dopo, Paola Della Pergola che curò un restauro, invece altri studiosi successivamente li considerarono opera di bottega. Le due opere sono state restaurate nei mesi scorsi da Laura Ferretti con il finanziamento della Fondazione Paola Droghetti; gli esami riflettografici hanno accertato che la mano che ha dipinto è sicuramente quella dell’artista. I due quadri sono esposti in una delle sale del ‘500 recentemente riallestite e si attende che entro la fine dell’anno vengano aperte al pubblico le sale del piano terreno del Palazzo, precedentemente occupate dal Circolo Ufficiali, destinate alla pittura dal ‘200 al ‘400, al primo piano con altre cinque sale verrà completata quella del ‘500 e ‘600: il secondo piano è destinato al ‘700 e all’Appartamento Privato di Costanza Barberini ma la sistemazione è ancora in corso.

Roberto Filippi

Info

Roma
Galleria Nazionale d’Arte Antica

Palazzo Barberini
via IV Fontane 13

Orario:
tutti i giorni
dalle 9.00 alle 19.30
lunedì chiuso

Informazioni:
Tel. 06/4824184


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