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Un robot per ogni esigenza

Volete far divertire il vostro bambino? Siete stanchi di sopportare le urla di chi vi sta intorno e vorreste magicamente attenuarle? Vi serve aiuto per le faccende domestiche? Desiderate che qualcuno vi versi da bere in ogni tipo di bicchiere senza macchiare mai la tovaglia, bersaglio troppo spesso centrato in pieno da ogni “povero” umano? Nessun problema, c’è una soluzione a tutto (o quasi): i robot!

Eh si, ormai la robotica ha fatto passi da gigante e “vengono al mondo”, a ritmi sempre più incalzanti, nuovi prototipi di macchine in grado di eseguire specifici compiti grazie a dispositivi sempre più sofisticati che gli permettono di percepire l'ambiente circostante ed interagirvi.

Nonostante la parola robot sia ormai divenuta d’uso comune, non tutti sanno che deriva dal termine ceco robota, vale a dire "lavoro pesante" o, ancor peggio, "lavoro forzato”.
In molti casi, infatti, i robot vengono utilizzati per svolgere lavori troppo faticosi o pericolosi per essere effettuati da un uomo.

A chi si chiede come mai questo termine sia nato proprio in terra ceca, rispondiamo con una citazione: “Quale operaio è migliore dal punto di vista pratico? È quello che costa meno. Quello che ha meno bisogni. Il giovane Rossum inventò l'operaio con il minor numero di bisogni. Dovette semplificarlo. Eliminò tutto quello che non serviva direttamente al lavoro. Insomma, eliminò l'uomo e fabbricò il Robot.”
A scrivere così è Karel Čapek nel suo dramma teatrale “I robot universali di Rossum” nell’ormai lontano 1920.

Ma se per assistere alla nascita del termine “robot” dobbiamo volgere indietro il nostro sguardo al primo ventennio del secolo scorso,  per trovare il primo progetto documentato di un robot umanoide dobbiamo scrutare in un passato ancora più lontano ed arrivare fino alla fine del 1400 quando Leonardo da Vinci progettò un cavaliere meccanico capace di compiere molti movimenti tipici degli umani, come alzarsi in piedi, agitare le braccia e muovere testa e mascella.

Da quando Leonardo progettò il suo “Modello dell'automa cavaliere” sono trascorsi circa sei secoli e ora i robot sono in grado di somigliarci sempre di più.

Sembra essere un desiderio innato dell’uomo sentirsi un creatore, dare “vita” a un qualcosa – nel caso dei robot verrebbe quasi da dire a un qualcuno – per poi animarlo, addestrarlo e piegarlo al proprio volere.
Ed è anche assecondando questo desiderio che col passare dei secoli siamo diventati in grado di creare robot sempre più sofisticati, “amici artificiali” grazie ai quali oggi è realtà ciò che solo pochi anni fa era utopia.

Dobbiamo sicuramente essere grati a quel braccio artificiale che riesce ad operare un paziente malato con una precisione impensabile per un chirurgo, dobbiamo ringraziare quei robot che “si sacrificano” per far brillare ordigni inesplosi… ma, come andrebbe sempre fatto in ogni campo, dobbiamo cercare di non avere come unico obiettivo il superamento dei nostri limiti, costi quel che costi.

E’ bello sapere che i robot esistono ma è ancora più rassicurante sapere che l’uomo, almeno per ora, continua ad essere indispensabile dato che “dietro un grande robot c’è sempre un grande uomo”. Almeno per ora.

Linda Fratoni
gennaio 2013

 

 

 

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