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IL FIUME DELL'OPPIO
Soldi, droga e guerra

Dopo quasi quattro anni di attesa ecco finalmente il secondo romanzo della trilogia di Amitav Ghosh, che dopo Mare di papaveri, questo il titolo del primo, torna a raccontare le avventure dell'equipaggio della Ibis, la goletta che nella prima metà dell'800 partì dal Golfo del Bengala con rotta Mauritius. Scopo del viaggio era trasportare un carico di lavoratori poveri e sfruttati detti Coolie provenienti da ogni parte dell'Asia e due prigionieri destinati ai lavori forzati. La guida della nave era affidata a una banda di Lascari, marinai multietnici originari di svariate zone dell'oceano indiano, che eseguivano le manovre sotto il comando degli ufficiali inglesi a cui si aggiunse il giovane Zachary Reid, un marinaio americano figlio di una schiava liberata che volle tentare la fortuna come secondo ufficiale.

Senza svelarne la trama in modo dettagliato in favore di tutti coloro che vorranno leggere anche il precedente, è bene sottolineare che i legami con esso si riducono a molto poco. Per cominciare, tutto il romanzo è un flashback di uno dei protagonisti di Mare di papaveri, Neel, che anni dopo gli avvenimenti allora accaduti riprende la storia da dove si era interrotta. Il suo ruolo è pero secondario, egli infatti diviene il segretario personale di un nuovo personaggio, Bahram Modi, un mercante indiano diretto a Canton con la sua nave, l'Anahita, che trasporta una grossa quantità di oppio da cui dipende la sua fortuna. Bahram è anche il padre di Ah Fatt, amico e compagno di navigazione di Neel, che farà solo una fugace apparizione iniziale per poi lasciarlo alla sua partenza, probabilmente per ritornare nella prossima storia come la maggior parte degli altri protagonisti del primo libro che qui vengono menzionati solo inizialmente ma poi accantonati.

Le vicende narrate però non si fermano qui, nel suo racconto Neel parla anche di ciò che accadde a Paulette, la ragazza che si imbarcò sulla Ibis per sfuggire agli obblighi matrimoniali a cui in India era destinata e che a bordo strinse un forte legame con Zachary Reid il quale, per sorte avversa, una volta arrivato a Port Louis fu costretto momentaneamente a rinunciare ad ogni rapporto con lei.
In città la ragazza conosce Fitcher Penrose, un noto botanico inglese e grande cacciatore di piante, che la convince ad imbarcarsi sul suo brigantino, il Redruth, come aiutante nella cura del suo “orto galleggiante”. Grazie a Mr. Penrose, Paulette incontra Robin Chinnery, un pittore, vecchia conoscenza della sua infanzia che si deve recare a Canton, città che per legge è preclusa al sesso femminile e che accetta di buon grado di effettuare una ricerca per loro conto di una pianta sconosciuta nota soltanto per una fedele riproduzione su tela. Tra i due inizierà quindi una frequente corrispondenza, durante la quale lui le racconterà le evoluzioni della ricerca, le sue avventure personali e sopratutto gli avvenimenti che si susseguono in città.

Questa scelta di utilizzare solo alcuni dei personaggi del primo libro e di renderli protagonisti di storie del tutto nuove va a favore di coloro che non hanno letto la storia precedente, senza però deludere quelli che invece ne aspettavano con ansia il seguito.
Miscelata perfettamente con le loro avventure, la trama è una fedele trasposizione degli avvenimenti che diedero il via alle due Guerre dell'oppio che si svolsero tra il 1839 e il 1860 tra l'Impero Cinese e il Regno Unito, laddove il primo voleva vietarne il commercio e l'uso sul proprio territorio per tutelare gli abitanti e il secondo ne faceva invece una grossa fonte di ricchezza per il proprio paese dove però tale droga era proibita. La realtà storica è poi rafforzata dalla presenza di personaggi realmente esisti a quell'epoca e che han vissuto quell'esperienza in prima persona, partendo dai membri della gilda di mercanti detta Cohong che aveva il monopolio del commercio tra Cina e Occidente, passando per figure di spicco del governo britannico e di quello americano fino al commissario cinese Lin, che venne mandato dall'Imperatore in persona a risolvere la questione dell'oppio. Grazie a tutti loro l'autore è riuscito a ricostruire i fatti adattandoli al romanzo tramite quaderni, diari e appunti di viaggio, memorie, lettere indirizzate ai diplomatici delle due potenze e ogni altro tipo di documento redatto e sapientemente custodito fino a oggi che gli è stato possibile consultare.

Per quanto riguarda la narrazione, questa avviene per la gran parte del libro da tre punti di vista differenti, il primo è ovviamente quello di Neel che si immerge nei propri ricordi raccontando tutta la storia (anche se le parti dove egli stesso è protagonista sono tutte in terza persona), apportando un notevole contributo descrittivo a tutto il contesto, grazie anche al suo impiego da servo che gli permetteva di passare inosservato e di potersi muovere con maggiore libertà. Ghosh lo cita anche nei ringraziamenti come fonte primaria delle sue ricerche, lasciando intendere la sua reale esistenza in quel  tempo e in quel luogo. Il secondo narratore è Bahram, personaggio a cui sono anche dedicate il maggior numero di pagine, assumendo quindi il ruolo principale. Egli infatti, come mercante e membro della Cohong è colpito appieno nel presente e nel passato dal commercio dell'oppio, vivendo personalmente la crisi che si è abbattuta sul mercato e presentandone gli avvenimenti dall'interno delle factory, non mancano tra l'altro molti suoi flashback dove racconta e rivive tutte le fasi della sua vita. Il terzo e ultimo narratore è Robin Chinnery che con le sue lettere destinate all'amica svolge il ruolo di reporter direttamente dal teatro dei fatti, vissuti da lui in modo marginale ma che, grazie alle sue amicizie altolocate con qualche membro della Cohong, è informato al pari e forse più dei diretti interessati potendo contare su numerose fonti. Per quanto riguarda invece Mr. Penrose, oltre ad alcuni brevi ricordi della sua vita, il ruolo da lui ricoperto insieme a Paulette è quello di raccontare ciò che succede al di fuori di Canton con l'aggiunta di qualche avventura alla ricerca di nuove piante da importare in occidente; una parte quindi molto marginale rispetto all'intera storia.
Il tutto è presentato in modo da dare spazio ad ogni lingua presente nel romanzo distinguendo l'uso dell'inglese nei dialoghi grazie alle virgolette, mentre quelli fatti nelle altre lingue ne sono privi, grande è qui la destrezza dell'autore nel rendere chiaro tutto ciò.

Ancora una volta dunque lo strapotere dell'impero britannico nel diciannovesimo secolo è protagonista di una parte di storia che non viene insegnata a scuola ma che è un piacere leggere; il tutto in un paese variopinto di colori, persone, lingue, culture e quant'altro, un porto di mondo dove chi cerca di imporre la legge finisce per essere vittima delle rappresaglie di chi la vuole violare per puro profitto senza interesse alcuno dei mali che va a causare a un popolo ancora arretrato ma con ottime prospettive di crescita.
Amitav Ghosh non smentisce la sua maestria nello scrivere che tanto aveva appassionato i lettori con il primo romanzo, lasciandoli di nuovo con l'acquolina in bocca in attesa dell'epilogo di questa bellissima trilogia.

 

marzo 2012
Alessandro Borghesan

 

Titolo: Il fiume dell'oppio
Autore: Amitav Ghosh
Traduttori: Anna Nadotti e Norman Gobetti
Edizione: Neri Pozza Editore
Anno: 2011
p. 585

Per chi volesse avere qualche informazione in più sull'autore è possibile averne dal suo sito ufficiale, www.amitavghosh.com, oltre a questo ce n'è anche uno dedicato alla trilogia della ibis, ovvero  www.theibistrilogy.com dove sono presenti anche immagini che ritraggono Canton risalenti a quell'epoca.
Su entrambe i siti c'è una pagina dedicata alla crestomazia, ovvero una raccolta di brani, utilizzata soprattutto come aiuto nell'apprendimento di una lingua straniera, in questo caso cinese, al quale Neel sembra si sia dedicato durante i suoi viaggi in Cina.

 

 

 

 

 

 

 

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