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LA FELICITÀ È ANCHE NON INCIAMPARE IN UNA BUCA

In un’epoca dominata dall’indifferenza, un disinteresse per l’altro che spesso si tramuta in vera e propria diffidenza, che un terzo della popolazione nutre verso il prossimo, diventa importante cogliere nel quotidiano un qualsiasi gesto gentile.

Un qualsiasi gesto è un piccolo passo per superare la solitudine e le paure, agevolando la conoscenza e l’integrazione di ogni persona nella comunità.
La felicità comincia con la gentilezza come quella emanata dal Web, grazie alle sonorità che una fan, Britlin Losee dedica, su YouTube, al compositore e direttore di coro statunitense Eric Whitacre.

Uno stimolo che ha portato Eric Whitacre alla realizzazione di Virtual Choir 2.0, un coro di 2000 voci che cantano insieme ma non si sono mai incontrate né conosciute, provenienti da 58 paesi diversi,
eseguendo Sleep, brano dello stesso Whitacre.
Un paziente lavoro che ha trasformato dei semplici utenti in protagonisti, in una sorta di puzzle di voci, strumenti e visi immortalati dalla webcam e sospesi nel cosmo della Rete.

Nella realtà sono gli amministratori del bene pubblico ad essere tenuti a rendere gradevole la vita ai cittadini e, se mai ne hanno la capacità, arrivare ad offrire loro spicchi di felicità.
Una felicità che non può essere estratta da questionari di una decina di domande che i politici distribuiscono per ambire al loro personale benessere, come ha fatto l’attuale Premier inglese.

Censire la felicità nel Regno Unito, ripercorrendo le analoghe sperimentazioni statistiche fatte in Canada e Francia, attraverso domande sull’essere appagati dalla vita, stipendio e coniuge compresi, o misurare, attraverso l’auto diagnosticarsi, la propria salute fisica e mentale, forse può essere una soluzione per ridurre le spese sanitarie nazionali, ma non sono certo domande che potrebbero trovare delle risposte reali.

Differente è l’essere soddisfatti del quartiere, del livello di criminalità o della fiducia che si ripone nei politici e nelle amministrazioni locali. Chiedere conto della lotta contro la criminalità o riporre fiducia negli amministratori in alcune aree del Pianeta possono apparire domande esilaranti se il cittadino della classe media, sull’orlo della povertà, pensa alla sua vita paragonata a quella dei politici.

Il suddetto questionario ha comunque prodotto, per ora, la felicità dei promotori e di alcuni, se non tutti, i censitori, riflettendo sui due milioni di sterline che è costata l’iniziativa, anche se non potrà dare una migliore condizione di vita alla maggioranza dei sudditi britannici, che comunque almeno possono, come in Francia, contare su  trasporti pubblici che rendono meno difficile la quotidianità.

La felicità del cittadino infatti è spesso racchiusa in un trasporto pubblico efficiente, con autisti gentili che non si fanno prendere da improvvise sindromi del singhiozzo, con il loro accelerare e frenare convulso, capace di mettere a dura prova le articolazioni superiori e inferiori senza alcuna parzialità.

Nel facilitare l’utilizzo dei trasporti pubblici, da parte del cittadino giovane o anziano che sia, gli operatori si dovrebbero rendere responsabili di controllare la visibilità delle informazioni riguardanti la linea e la destinazione del mezzo che guidano e soprattutto la correttezza delle indicazioni riportate.

Nella città anche il manto stradale sconnesso e l’invasione di una cartellonistica fuori misura persino nelle aree storiche rendono l’abitante scontento.

Sabino Cassese, autore di L'Italia. Una società senza stato (Il Mulino), usa la metafora delle buche sull’asfalto come assenza dello Stato, inteso non solo come Governo, ma soprattutto come Amministrazione locale.

Chi amministra il bene pubblico è incapace a facilitare la vita del cittadino fornendo ad esempio a chi cammina per le vie pubbliche  una superficie senza ostacoli, o agevolando la sosta alle fermate del trasporto pubblico, senza rischio di essere vittima di avere gli arti contusi per una pavimentazione sconnessa o di essere innaffiato dalle auto che sfrecciano sopra laghi d’acqua creati da tombini ostruiti ogni volta che piove.
Questi sono solo alcuni dei rischi che si corrono nelle aree urbane centrali, ma in periferia va anche peggio: si viene esposti, per l’assenza di marciapiedi, a polvere e fango, ma soprattutto al pericolo di essere investiti da auto e moto.

La corsa campestre, tra le specialità di atletica leggera, può essere tranquillamente gareggiata per le vie di Roma, grazie all’asfalto continuamente deteriorato da piogge e gelo, dal caldo e sicuramente da un elemento degenerativo presente nell’aria, perché è altrimenti impossibile spiegarsi come  nell’Urbe la pavimentazione abbia una durata minore di quella di altre città.

I politici possono rendere il cittadino elettore più felice anche nelle aree rurali, intervenendo sulla solitudine delle comunità, offrendo una presenza periodica di servizi, magari lo sviluppo di una rete wifii sull’intero territorio (è stato fatto nel deserto del Negev e nelle foreste della Finlandia), come dimostra l’impegno di questi anni in questo senso da parte della Provincia di Roma e di altre realtà locali sparse per l’Italia.

Tante cose utili per cui non serve spendere e spandere per spruzzare polvere luccicante negli occhi degli elettori, ma che facilitino la vita a chi è più fragile, discostandosi dalla cicala e prendendo esempio dalla formica.

La felicità è anche poter uscire di casa senza scivolare sul ghiaccio invernale o sugli escrementi estivi, o  poter contare sulla presenza delle forze dell’ordine sulle strade invece che distratte da altre incombenze.

 

aprile 2012

Gianleonardo Latini

 

 

 

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