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UN FESTIVAL DI URGENZE

 

Faenza
Festival Arte Contemporanea


Fra il 20 e il 22 maggio scorso si sono svolte a Faenza tre giornate di conferenze, interviste, presentazioni e dibattiti imperniate sui temi della committenza e del collezionismo dell’arte contemporanea, o meglio sulle forme della committenza, forms of collecting; doppio titolo che, accompagnato da un programma ricco di spunti e stratificazioni, vuole raccontare e provocare una riflessione profonda sulle modalità e le realtà economiche, politiche, geografiche e culturali con cui si confronta chi opera nell’ambito dell’arte contemporanea.

In questo contesto, ai protagonisti della scena dell’arte contemporanea italiana - artisti, galleristi, curatori, critici e fondazioni - si sono affiancate numerose personalità di rilievo del panorama artistico internazionale.

Il festival, alla sua quarta edizione, è una macchina di produzione ormai rodata che coinvolge con successo l’intera città inserendosi nel territorio locale a vari livelli: dalla partecipazione dei giovani - impegnati a partire dalla fase organizzativa fino ad una presenza capillare durante i giorni del programma - alle varie iniziative che, insieme agli eventi più ufficiali, creano un senso generale di condivisione tra i cittadini e i visitatori, tra i luoghi permanenti e particolarmente significativi di Faenza e gli spazi temporanei.
L’interazione fra territorio e festival è ulteriormente sentita per il semplice fatto che gli eventi si svolgono in diverse sedi, imbastendo in questo modo una rete di percorsi nella città; le scuole (Istituto d’Arte e ISIA), il Teatro Masini, il cinema Sarti, il Museo Carlo Zauli, il Museo Internazionale delle Ceramiche, le piazze, sono tutti luoghi che prestano i loro spazi per questa occasione. Inoltre, bellissime ed emblematiche, enormi sfere magenta sospese tra i palazzi segnano i percorsi del festival come a creare uno stradario o una sorta di surreale mappa aerea; con la loro improbabile presenza infondono, giorno e notte, un senso di contemporaneità all’architettura e sottolineano ulteriormente il concetto che contemporaneo e tradizionale possono e debbono convivere e dialogare tra loro sempre e sotto ogni aspetto.

Se dovessi fare una critica all’organizzazione, direi che la mancanza di tempo utile per gli spostamenti può talvolta creare problemi sia al pubblico sia a chi partecipa agli eventi da protagonista o anche solo per moderarli. Si corre, infatti, tra un evento e un altro sperando e cercando di non perdere un inizio o una fine e trovandosi invece a volte a smarrirsi per le strade.
Questo contribuisce a creare un senso di urgenza - urgency; la sensazione di non dover o non voler perdere niente, di voler partecipare a tutti i costi; un senso che permea il festival e che non è solo una realtà che consuma le suole delle scarpe ma il vero concetto, comunque uno dei tanti, di questa esperienza.
Torno quindi al titolo di quest’anno, forme di committenza, forms of collecting: due aspetti ed elementi storici, attuali ed in continua evoluzione, che si intrecciano tra loro; due stati dell’essere, di fare arte, di respirarla e viverla in prima persona.
L’urgenza di cui sopra è quindi proprio questa: continuare ad esplorare, lavorare ed essere nelle condizioni di poterlo fare nonostante le problematiche che ci circondano; artisti, curatori, committenti, collezionisti, pubblico - partecipi del dialogo e attivi fruitori di esperienze che arricchiscono il nostro linguaggio, il senso del sé e la nostra esistenza.
L’urgenza è anche quella di aprirsi verso il mondo, di capire la nostra storia e il nostro presente per capire e vivere il futuro; di avere strumenti nuovi, diversi, che ci facciano riflettere, mettere in discussione chi siamo, cosa pensiamo, come ci poniamo di fronte agli altri, alle nostre esperienze, a un mondo e una società che cambiano ad una velocità che a volte ci fa girare la testa. L’urgenza di agire e di reagire.
L’arte contemporanea ci permette di fare tutto questo e il senso, anzi la sensazione che mi accompagna dalla fine del festival è la presenza di un impegno che non si può ignorare; la dedizione di persone che sentono propria questa urgenza e che la vivono sulla propria pelle; persone che lavorano con varie modalità e sotto varie vesti ma per gli stessi obiettivi: la ricerca, la fruizione in senso esteso, la produzione e la diffusione dell’arte contemporanea.

Per quanto mi riguarda forme della committenza, forms of collecting, sono temi che mi faranno riflettere fino a quando, o anche oltre, non mi troverò a partecipare alla quinta edizione del festival con la curiosità e le aspettative che gli sono dovute, quelle di chi oramai considera il festival di Faenza una tappa fondamentale nel dibattito internazionale sulla contemporaneità.

 

http://www.festivalartecontemporanea.it/

 

luglio 2011

Claudia Rampelli

 


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