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UN'ALTRA PRIMAVERA

I giovani del Mondo Arabo sono numerosi e scolarizzati, capaci di incidere nei cambiamenti, come le recenti rivolte stanno dimostrando. Giovani che vogliono un futuro, come i loro coetanei dell'Occidente, ma differenza dai primi, quelli europei sono numericamente inferiori e, nonostante le numerose manifestazioni in tutta Europa, i principali partiti non sembrano in grado di offrire delle soluzioni al loro disagio.

Un’anticipazione dello scontento iberico si è avuto a marzo in Portogallo con una mobilitazione di migliaia di precari in corteo a Lisbona e a Porto, oltre che nelle maggiori città europee, organizzate dalle comunità portoghesi all'estero, raccolte sotto lo slogan Geração À Rasca, generazione rovinata, trovando nella canzone del gruppo Deolinda “Um Contra O Outro” la loro colonna sonora.
Un movimento che usa Facebook e il sito omonimo, dove è possibile trovare le motivazioni in sei lingue (portoghese, spagnolo, italiano, francese, inglese e tedesco), per interessare ad un futuro dignitoso i precari e i disoccupati di altri Paesi.

Anche in Spagna, come in Portogallo, è dalla crisi economica che nasce le iniziative del movimento 15 M, ispirato alla data della prima scesa in strada, con lo slogan "Democracia real ya" (Democrazia reale ora) portando all’occupazione dei giovani spagnoli della piazza, modello Tahrir, nell’area della Puerta del Sol, una delle principali piazze di Madrid, in sit-in pacifici. Si ritengono “indignados”, con il loro manifesto, con un futuro che si prospetta peggiore di quello dei loro genitori.

A Madrid, come a Barcellona, Valencia, Saragozza, Siviglia e Bilbao, manifestano studenti e disoccupati, la propria delusione nel governo, per i tagli imposti.
Un paese che protesta, uno scontento che si diffonde online, attraverso i social network, dilaga sul web, da Facebook a YouTube, oltre che su Twitter, per autoconvocarsi e, tra i commenti, per mostrare le immagini di una folla che cresce di numero sotto la parola d’ordine “spanishrevolution”, con vaghe risonanze alle rivoluzioni del Mondo Arabo, e rincorrendosi con il termine “acampadasol” (campeggio in Puerta del Sol).
Una generazione indignata che scoprono di non apparire tra le priorità nell’agenda politica, senza schierarsi pro o contro qualcuno, ma afferma, con la sua presenza in piazza, la propria esistenza per non essere dimenticata. Un esistere che viene ribadito non solo con il web, ma anche con un “merchandising” di gadget e magliette.
Fermenti in una Spagna delle grandi riforme low cost, quelle che hanno ampliato il panorama dei diritti civili, ma senza offrire delle prospettive alle nuove generazioni, che non hanno premiato i socialisti nelle recenti elezioni amministrative.
Un Paese simile a quelli del resto dell’Occidente, con dei cittadini che, differenziandosi dai popoli che ambiscono alla Democrazia, desiderano una Democrazia Reale, per arginare il divario tra ricchezza e povertà.
Un desiderio di futuro che dilaga fuori dai confini spagnoli, in ogni città di questo Pianeta che ha delle presenze di giovani spagnoli magari impegnati nel progetto Erasmus.

Madrid chiama e Atene risponde, nella ricerca di una possibilità per i giovani, con migliaia di manifestanti contro il piano di austerità imposto da Unione Europea e Fondo Monetario Internazionale. Manifestazioni e presidi permanenti, passando la notte a piazza Syntagma, per quello che si sta tramutando da indignazione a collera verso le lobby e le agenzie di rating che influenzano l’economia dei singoli paesi. Un potere finanziario che non sembra amare la moneta comune dell’Europa.

Timidamente cerca di fare la sua apparizione nello scenario degli “indignatos”, gli scontenti di Francia, dove è stato pubblicato “Indignez vous” (Indignatevi), un polemico libretto che il 93enne Stéphane Hessel aveva dedicato ai suoi concittadini, ma che ha riscosso maggior consenso il Spagna.

La gioventù italiana, come quella nel resto dell’Europa, condivide le incertezze di quella spagnola e la delusione verso la sinistra, ma, dopo un frizzante inizio con un paio di manifestazioni e una serie d’iniziative sul web di giovani di sposti a tutto o degli stagisti, ma anche dei non più, cosa fa oltre ad indignarsi?

Da un “Mediterraneo di conflitti”, come nel recente libro di Franco Rizzi (Castelvecchi), ad un’Europa in subbuglio, non per questioni ideologiche o di libertà negata, per un futuro di sopravvivenza.

 

 

giugno 2011

Gianleonardo Latini

 


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